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13 marzo '13 - fumata bianca
Francesco di Buenos Aires, il Papa della cristianità e degli uomini
Habemus! Ma il problema di fondo della cristianità nel terzo millennio consiste nello


Difficile capire le ragioni di tanta emozionalità per l'elezione del nuovo pontefice, vescovo di Roma. La Chiesa dovrà risolvere dei problemi di portata unica per la sua storia, più grande dello scisma, più grande della scissione avignonese. Il primo di questo problemi consiste in quello da Lei stessa creato. La secolarizzazione dell'elezione del Papa e la compresenza in Terra del pontefice emerito, pongono questa Chiesa in termini nuovi nel mondo. La virtualità con la quale si ponte il vicario di Pietro viene affievolita dalla significazione di avvicendamento con il precedente primo ministro della Chiesa. Questo non è un problema di poco, non è un problema risolvibile semplicemente con la necessità della compartecipazione della contemporaneità alle vicende della cristianità e dell'umanità. Sì, perché la pretesa dell'immagine del vicario di Cristo vuole essere quella del difesore massimo dell'eticità nel mondo per tutti gli uomini, anche i non credenti, anche coloro che fanno parte di confessioni avverse. Anche qui l'unicità del cristianesimo e delle modalità con le quali accetta l'indicazione della Divina provvidenza alla sua guida.
Ma, si dirà, con facile teologismo popolare: come la Divina provvidenza ha sempre indicato un pontefice in grado di dare le risposte della cristianità ai problemi del mondo, sempre la stessa Divina provvidenza ha voluto la compresenza di due figure apicali: una in carica, l'altra sempre presente nella sua inarrivabile configurazione di guida intellettuale e che nelle sacre strutture trova forme attuali di ricerca verso la dimensione del bene.
In questa nuova veste, ridimensionata, il Vaticano dovrà risolvere i suoi problemi - economici, di immagine morale, di ricollocazione nei luoghi della Terra secondo una dimensione di equità - e porsi sempre più come autorità morale nel mondo. La gerarchia dovrà scendere fortemente nelle contraddizioni del mondo e dire la sua in posizioni lontane da ogni sospetto. In questo percorso di democratizzazione non potrà quindi fare a meno che del concorso del suo popolo universale e a questo popolo chiedere di rispecchiare il suo pensiero, ma non nel senso laico di una costante consultazione tra le genti, bensì come ricerca della formazione di un pensiero unico, un pensiero santo, che sia il pensiero formato nel suo popolo. Ed è questa la difficoltà immensa a cui la nuova dimensione del Papa, uno e bino, non potrà rinunciare.