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23 maggio '14 - elezioni elezioni!
Elezioni europee, riavvolgiamo il nastro
Bisognerebbe introdurre categorie nuove, universali e necessarie. Per facilità si potrebbe cominciare dalla bellezza e l’unica ad anticipare il tema è stata Paola Bacchiddu


In un panorama politica triadico, la campagna elettorale per le europee è stata tra le più povere di idee che si ricordi nella Storia della democrazia italiana. E non si tratta semplicemente degli epiteti scambiati – “assassino” Berlusconi a Grillo, “pregiudicato”Grillo a Berlusconi, “ebetino” Grillo a Renzi, “buffone” Renzi a Grillo …

Parole grosse sono volate anche agli esordi della democrazia compiuta nel secondo dopoguerra. Il fatto è che per una campagna elettorale come quella europea, che in Italia si è sempre mossa su grandi avamposti ideologici, neanche la crisi economica, la crisi dell’Euro, la crisi di idea di Europa sono riuscite a trovare qualche spiraglio per l'analisi vera tra le contumelie stumentali.

L’unico spiraglio, vero, ma quello del buco della serratura, si è mostrato con la provocazione di Paola Bacchiddu, addetta stampa del partito Tsipras, che ha postato delle sue foto al mare per smuovere l’attenzione sul nuovo partito altrimenti in crisi di visibilità.

Sicuramente Tsipras è la vera novità di questo scenario europeo, perché Tsipras è l’unico leader a parlare di Europa in senso stretto disoccupandosi di un’idea astratta di nazionalità che nell’essere pervicacemente tematizzata mostra puntualmente il suo superamento. Piaccia o no, affrontare questioni complesse senza prescindere dalla complessità ma col dovere di rappresentare alcune idee-guida sostanziali, è stato un tentativo solo di Tsipras. Lega e Fratelli d’Italia hanno predicato l’uscita dall’Euro. Beppe Grillo ha rimandato a un referendum preferendo alzare il volume delle sue boutade per nascondere questo lato debole per una forza che dovrebbe mostrare risolutezza rivoluzionaria. Berlusconi appannato dalla sua crisi di legittimità, Renzi sgonfiato da partenza accelerata ma con progressione affievolita.

La dialettica è stata così assai avara di contenuti che diano anche il senso della divisione ideologica presente in Italia. Anti euro (Lega e Fratelli d’Italia e penta stellati), riformatori dell’euro (Tsipras, Pd, Ncd e Fi) scettici a prescindere (penta stellati). Ma gli schieramenti effettivi non coincidono con questa geografia né seguono questi schemi per raffigurarsi, invece, con diversi gradi di innovatività.

La necessità, allora, è di rappresentarsi con idee chiare e distinte, le stesse della normalità del dibattito nei diversi paesi europei.

Idee sulle quali da noi non si è ravvisata neanche la prima approssimazione. L’unica possibile è la bellezza mostrata da Paola Bacchiddu che, non a caso, ha animato il dibattito per qualche giorno.

La bellezza e l’uso che se ne fa possono essere un grado di approssimazione. Il metodo è quello di avvicinarsi a una facoltà operativa partendo da un’idea. L'idea di Europa dei popoli è l'unica possibile, perché se non si considera bella questa idea è inutile tutto il resto del dibattito. Pura esibizione di rabbie starne a parlare recriminando reciproche responsabilità. Ciascuna delle categorie utilizzate non sono e non saranno mai fondative. Sul progetto, invece, bisogna partire, non ripartire. Fondare, non ricostruire. Un’idea che veda il governo dell’economia effettivo con una banca federale in grado di stampare moneta. Sono queste le linee basilari per parlare di un’idea pur lontana, ma prossima ad un’approssimazione apprezzabile.

In una realtà con grandi differenze, quali sono quelle dei diversi popoli nelle diverse regioni d’Europa, l’incontro può trovarsi solo su questa fondazione. Ma l’idea deve essere ricominciare daccapo.

Legarsi tutti a un’idea, molto meglio che incatenati a una moneta che, così com’è, appare a tutti inaccettabile.