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17 gennaio '15 - una mostra
Colori a sistema
L'esposizione di Marcello Ciabatti al Quirinale dal 17 al 24 gennaio al Complesso dei Dioscuri al Quirinale


Gli autori nel terzo millennio hanno superato la chimera di rappresentare il proprio tempo. La loro scommessa consiste nell'esserne testimoni. Marcello Ciabatti, considerato dai suoi biografi Tardo-Futurista, ha il merito di vivere nell'istante. Quell'attimo che sta tra il “non ancora” e il “già vissuto”. Una dimensione di sospensione che lo inquadra, nel suo nitore visionario, più alla Pop Art con il tratto che potrebbe essere assimilato a un macchiaiolo del terzo millennio. In Marcello Ciabatti l'immagine complessiva emerge dalla composizione di micro-spazi. 

Il gioco consiste nel dare pieno dispiegamento alle differenze cromatiche. Un'allegria delle coerenze dei colori coesi dal perseguimento di alcune linearità in grado di dare indicazione delle entità raffigurate. L'insieme costituisce l'idea generale e l'idea generale non si spiega attraverso un discorso o un approfondimento auto-riflettente. L'insieme è semplicemente il quadro. Quindi il merito di Marcello Ciabatti consiste nella perfetta quadratura dell'insieme dinamico. Ma essendo la dimensione di azione tutta coerente alle scelte cromatiche sommariamente delineate, il movimento appare come fermo nell'attimo. Lo stesso effetto colto attraverso la fotografia. Pare proprio che Marcello Ciabatti voglia cogliere più l'idea di movimento che cercare di fermarlo. L'attimo non esiste. L'attimo è per chi insegue la chimera di fermare l'azione per cristallizzare l'essere. Marcello Ciabatti sembra voglia insegnarci che l'immagine dei fatti, non è ancora un fatto bensì il suo ribaltamento. E come il fatto si compone di nomi, oggetti, denominazioni di azione, l'immagine che lo ha superato nella sua percezione si compone di colori semplici, chiari, limpidi. Marcello Ciabatti rinuncia al tratto, alla pennellata, alla gradualità. Vuole dare intensità al colore. Sono questi i valori che l'occhio riesce ad apprezzare, facendo una scelta di campo precisa nell'utilizzo di una gamma definita di colori. Il libero dispiegarsi della miriade di macchie si presta alla delineazione di raffigurazioni che staccano con la realtà. Non la vogliono rappresentare né raffigurare. La realtà è il quadro. E mai come in Ciabatti l'opera pittorica si condensa esplicitamente in questa quadratura dell'oggetto percettivo. Un altro suo merito consiste nell'offrire un servizio ad uso dell'utente: guardare è come leggere nei cromatismi, attraverso un percorso che è facilitato dalle macchie. Anche la scelta di chi sta dall'altra parte della tela, e non come autore, trova il percorso facilitato concentrandosi su una quantità limitata di elementi visivi. Ed è perché non ci si distragga su altro che non sulla realtà rappresentata nel fatto pittorico. Un aspetto facilitativo senza dubbio consiste nella sua quadratura, sul quale già si è detto. Ma un altro sicuramente consiste nella selezione accurata del numero dei colori, tanto da farci capire che vedere, come atto puro e semplice, consiste in una pratica la cui piena dispiegazione ha bisogno di una selezione precisa. Vedere significa scegliere. Non solo quello che si deve vedere, soprattutto quello sul quale concentrarsi nella visione. Guardare significa non perdere nulla degli elementi selezionati dal pittore. Fare questo con successo significa operare una selezione. E Marcello Ciabatti propone questa selezione per noi. E di questo i tanti amici - Sandra Milo, Mariella Nava, Amedeo Goria - che sono intervenuti nella serata di sabato 17 gennaio lo hanno ringraziato.