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17 maggio '15 - nulla
La madre di Moretti
Un film per tradurre in parole e comportamenti il nulla della vita


A Cannes nella dichiarazione riportata dall'Ansa Nanni Moretti, come al solito, non si è concesso molto: ''la platea internazionale vede il mio film e basta e lo si giudica per quel che è". Dovrebbe sperare piuttosto nel contrario. Anche a Parigi, infatti, ha molti fans, tra i quali lo stesso “direttore del festival Thierry Fremaux che lo accompagna, da estimatore, quasi da fan” (Ansa). Moretti deve puntare tutto sulla sua maschera, sull'immagine. La sua. Quella imperitura del capzioso fustigatore delle debolezze nostrane ed esso stesso debolissimo. Sono le maschere che lo caratterizzano nei suoi film più celebrati.

Mia madre - il film presentato a Cannes e che in Italia non ha riscosso molto successo - non riuscirebbe a sostenere il giudizio storico. Sarà un film cancellato e dimenticato. Buono solo per i cinefili e gli appassionati del genere. Da tempo Nanni Moretti non ha idee. Da dopo La Messa è Finita, il suo canto del cigno, non fa altro che mettere in scena la sua crisi di portatore di contenuti. La trasfigurazione col passato non è balzata in evidenza perché precedentemente Nanni Moretti si presentava come la credibile maschera per rappresentare la crisi esistenziale della sua generazione. L'io ipertrofico era una figura satura delle contraddizioni della generazione post-sessantottina. Una generazione i cui dubbi superavano di gran lunga le certezze, così come la convinzione di farcela in qualche modo. Dopo La Messa è Finita di questa maschera resta il volto e un valore d'uso a contesti diversi: la fine del Pci, la malattia, la politica deludente, la famiglia, un Papa immaginario …

Ora Moretti questa faccia l'ha proprio spesa al massimo delle applicazioni possibili. Trent'anni di crisi possono esser gestiti da una persona come lui, in grande stile. Ma se non ci sono idee, contenuti, questi non si improvvisano.

In Mia Madre esce il vuoto di contenuti in modo imbarazzante. Il suo pubblico lo ama a tal punto da inventarli sulla base delle proprie idee e li vede in un film che non dice assolutamente niente. Ed anche questa è un'interpretazione possibile. Che Moretti ci voglia dire che la vita è niente? Che di noi resteranno gli scatoloni di robe che ci sono appartenute presto o tardi indirizzate al macero? Probabilmente. Ma non serviva un film per lo sprofondamento in una considerazione amara come questa. Il vuoto che sta tra i personaggi e la persona che li interpreta non somiglia al vuoto della morte. Quel vuoto, piuttosto, corrisponde all'esistenza autentica. Perché è nell'esistenza che inseguiamo un io-ideale. Questa figura è un ens imaginarium. Non esiste. Non lo raggiungeremo mai. Ed è sempre nell'esistenza che non riusciamo mai ad abbracciare profondamente i sentimenti di chi ci è vicino. Questa coscienza infelice è la stessa della persona-attore che deve accompagnare il personaggio interpretato, non deve perdersi in lui, "non deve annullarsi per essere tutta nel personaggio". (Questo almeno nella dottrina di Moretti-regista interpretato da Margherita Buy). 

Ancora nell'esistenza non abbiamo mai la percezione del , bensì quella del volere e della cupiditas. La morte, semmai, arriva benigna a ricomporre in unità tante dimensioni dell'essere frammentate. 

Ma tutto questo nel film non c'è. Un'ora e tre quarti per attendere l'inevitabile fine della madre (interpretata da quella che è stata veramente una grande attrice Giulia Lazzarini). Il tutto perché arrivi a redde rationem l'autocoscienza dei due figli irrisolti come persone. Anche qui, la morte ha una valenza positiva perché conduce a livelli di coscienza superiore. Sia la morte percepita che la morte partecipata in prima persona – sono gli altri a prendere profonda coscienza del “de cuius”. Ma anche questi sono contenuti assegnati a una trama che non esiste. E forse anche quello potrebbe aver detto il film: la trama non esiste, puro nulla, come la morte, in verità la trama è la morte che ci guarda e ci raffigura per quel che siamo, in tutta la nostra inconsistenza. 

Ma anche questo chi l'ha detto? Dov'è nel film? Si potrebbero individuare trame vuote i cui contenuti sono inseriti dagli spettatori. Potrebbe essere una nuova frontiera …