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17 ottobre '15 - bellezza
Edonismo senza gusto
Pare non si cerchi altro, ma il mondo sembra proprio non perdonare la bellezza




IL ministro Boschi ha scelto il basso profilo per non passare alla graticola. Si può consentire a una donna giovane un ruolo così alto? Col torto, in più, di esser bella?

Mara Carfagna è stata un ottimo ministro. Ma nessuno si ricorda di cosa. Nessuno annovera le sue attività.

Miss Italia flagellata per la sciocchezza sul periodo storico in cui le sarebbe piaciuto vivere. Come se la domanda avesse un senso attuale! Come se la domanda non fosse in sé una sciocchezza dal sapore esclusivamente evasivo. (Ma evidentemente ad una domanda sciocca non è lecito rispondere in modo sciocco. Perché, si ritiene, la sciocchezza sia solo nell'asserzione non nell'ipotesi o nel pensiero che rimane sospeso. Sono invece sciocchezze anche questi ultimi quando si presentano come tali, tanto più per essere pre-condizioni di altre sciocchezze).

Le cronache e le critiche politiche hanno flagellato anche le donne ministre colpevoli di bellezza. A loro si è chiesto di dimostrare subito la competenza. Quesito che alle colleghe o ai colleghi non dotate dalla natura si è risparmiato. 

Nella moratoria della bellezza anche il suo uso a fini merceologici. Le donne che si intrattenevano nelle cene ad Arcore avevano il torto - secondo i censori - di cercare scorciatoie in virtù della loro bellezza. 

Gli esempi potrebbero moltiplicarsi.

Una società edonista non perdona alla bellezza di esser cosa semplicemente presente. La bellezza deve essere un fine. Magari non raggiungibile in modo ultimativo. Rimanendo nella sfera delle finalità, quindi tra le cose reali rimaste sospese, conserva quel tratto di transeunte tanto dal renderla non giudicabile. Tutt'al le cose belle si possono apprezzare al momento, per quel che evocano. (E non perdono mai il senso di cosalità). Ma valutare per la sua vera valenza quel semplicemente tende al bello o consiste in un bello eternamente incompiuto non è possibile. Proprio perché manca questo carattere di compiutezza. Ma il dogma della compiutezza è figlio sempre della costante sovrapposizione: da soggetto senziente a consumatore, da persona a merce. La persona non è consegnata dalla natura. Non è qualcosa di dato. Deve esser costruito finalisticamente.

Esser piacevoli è l'imperativo categorico. Questo sempre perché in questo “esser” c'è finalità e mai compiutezza esaurita. Nel 2014 gli italiani hanno speso nove miliardi quattrocento milioni per prodotti di bellezza. Un incremento dello 0,8 per cento rispetto l'anno precedente. Tutto ciò, nonostante che, nel settore sempre nel 2014, ci sia stata una contrazione dei consumi che ne ha determinato la scesa in termini di valore pari all'1,4%, rispetto al 2013.

La bellezza quindi è un oggetto di culto. Questa ricerca ossessiva deve riconoscersi in un oggetto specifico e dedicato. Non può essere semplicemente attributo di qualcosa d'altro, che ha altro, storicamente determinato, come sostanziale.

Ed è questo che la società edonista non accetta: la partecipazione al bello, l'avere l'altro da sé come sostanza, l'evitare l'essere in sé del bello, il rifugiarsi invece in un assoluto verso il quale siamo tutti sempre in tensione. 

Belen Rodriguez probabilmente è anche brava, oltre che bella. Ma questo non appare perché la capacità di cantare o ballare sono estensioni della bellezza proposta in primo evidente livello.

Lo scarto coi tempi in cui il bello era considerato orpello del "diabolo" oggi vira al bello come demone. E come tale, per essere riconosciuto, per non incorrere in equivoci, deve essere nel suo intero. Se ne teme ancor più fortemente il potere seduttivo per esser tramite nell' “altro da sé” in cui è inserito. E allora si cerca per lui una regione specifica dell'essere. Una dimensione in cui “il bello” possa isolarsi per costituirsi come quel “trascendens” a cui tende. Ma non si raggiunge mai, in definitiva.

L'arte visiva da più di un secolo ha smesso di inseguirlo preferendo di sprofondare in altre latitudini inconfessabili. In questo modo ha rinunciato  a una tensione in cui si vedeva perdente. Si trattava di una ricerca in cui aveva oramai troppo contendenti meglio organizzati.

Viene da chiedersi, quindi, in quale senso la nostra sia una società edonista. Forse nel senso per cui si è perso quel significato del bello come caratteristica di chi guarda, per riferirlo solo all'esterno. Una delle tante espressioni della pigrizia in cui le persone sono avvinte. Perdere il senso di questa ricerca - ma anche dell'accettazione della sua presenza - potrebbe significare la sconfitta definitiva della cultura occidentale. Assieme alla tensione per la bellezza di perde il resto: il vero, il giusto …