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24 giugno '16 - Brexit
Crisi del concetto di “vittoria democratica”
C’è un polo di indignati che è in crescita in ogni contesto europeo. L’Europa vuole identificarsi?


Si preparino ad usare categorie nuove nell’approccio alla politica. Sinistra e destra, progressisti e conservatori, democratici  e liberali devono guardarsi dall’arrivo del nuovo soggetto sociale che diventa politico perché in diverse realtà trova la sua espressione. Sono i descamisado che hanno dato vita a diversi movimenti in Europa. Si chiamano Podemos in Spagna, Brexit nel Regno Unito, Le Pen in Francia, Cinquestelle in Italia.

Si tratta sicuramente di formazioni e circostanze che poco hanno a che fare l’una con l’altra. Hanno molto a che fare, invece, per le ragioni di una nuova razionalità che impongono un rapporto diretto sulle azioni concrete di governo a forze che si sono perse nella dialettica politicistica dove al primo posto ci sono le regole e mai le misure. Sono concentrazioni di forze molto diverse tra loro, piuttosto potrebbero essere considerate movimenti: aggregati di diversa umanità. Hanno in comune la rabbia per un’illusione persa: quella della felicità, quello di un’esistenza rispondente alle aspettative, quella di una conduzione di vita inadeguata a speranze e capacità. Dall’altra parte l’estabilishment nel quale fanno parte destra e sinistra, conformisti e non. La miopia delle classi dirigente non vede questa nuova tendenza e continuerà a farsi la guerra non capendo invece che l’unica modalità per preservare sé stessi sarà quello di concentrare politiche dirette alla società e trovare una forma di non belligeranza. D’altra parte sotterrare l’ascia di guerra tra le diverse tipologie della classe dirigente dell’Occidente in Europa porterebbe all’evidenziarsi di una lotta di classe dei poveri, degli arrabbiati, del proletariato del terzo millennio, contro l’estabilishment.

IL problema della difficoltà per un’inversione di tendenza si vede nei bilanci di stato sovraesposti, nell’incapacità della politica di adottare un welfare degno del terzo millennio senza finire in bancarotta. Un effetto più disastroso inerente la globalizzazione del nostro tempo riguarda i bilanci ingessati, la difficoltà a pagare le pensioni alla terza e quarta età divenuta la componente sociale prevalente. L’evoluzione delle tecnologie obbliga ad un aggiornamento di dotazioni che diventano una scelta obbligata quando si affronta il problema della Sanità e i suoi costi sempre più alti, insopportabili per il bilancio di stato.

A poco serviranno le metamorfosi gentili alle quali si è assistito dai movimenti che diventano vere e proprie forze di governo. Anche l’addivenire a più miti consigli (il movimento Cinquestelle si dichiara favorevole all’Europa e anche agli inceneritori) non elimina la presenza di un’onda di avversione al ruolo di una fascia sociale che dal ceto medio si è vista regredire o che non ha potuto godere della meritata affermazione. Ciascuno ha un’occasione mancata, ciascuno qualcosa da recriminare nel meccanismo opprimente e schiacciante di questa società. Un effetto lo produce: il ricambio involontario di una parte di classe dirigente. Ma questo non potrà servire a lungo. IL problema centrale resta e resterà la possibilità di autodeterminarsi con l’utilizzo dei sistemi di comunicazione che vedono nella telematica un approccio imprescindibile. Con l’utilizzo di piattaforme internet si potranno decidere o scegliere tra grandi opzioni in termini reali. Di qui, la deminutio capitis anche della facoltà di scelta o di arbitrio della classe degli eletti. Ed è questa affermazione la più difficile da imporre in questa rivoluzione che mai e poi mai sarà gentile. Come tutte le rivoluzioni, del resto.