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12 gennaio '19 - Etica
Decadenza e caduta delle elite
Su La Repubblica dell’11 gennaio 2019 Alessandro Baricco recita il de profundis verso la classe intellettuale-dirigente


Elite è chi elite pensa. Non chi elite fa. L’esortazione di Alessandro Baricco alle proprie responsabilità non può che andare a vuoto. L’Italia, l’Europa, il mondo occidentale hanno superato il tempo in cui i grandi intellettuali, la classe dirigente del paese, riuscivano ad orientare le grandi scelte. E sulle loro divisioni riuscivano a dividere. Ed è bene sia così. La storia descrive come i passaggi lascino ricordi ed esempi che non possono essere perseguiti. Se Labriola e Gramsci dividevano il mondo socialista, così come continuavano a dividerlo Nenni e Togliatti, Craxi e Berlinguer, questo non è più oggi. Se Zola col suo J’Accuse riusciva a modificare il pensiero del francesi toccando un tema scottante come l’antisemitismo, oggi riuscirebbe a guadagnarsi uno spazio di dieci minuti per un’intervista in una trasmissione di falso approfondimento televisivo, non altro. Tardivo e inutile il tentativo di occuparsi del bene della cosa pubblica. Ma in fondo è così da molto più tempo di quanto gli intellettuali si siano accorti. Le campagne politiche costruite con le intemerate di Eugenio Scalfari hanno sempre portato fortuna agli avversari che si volevano abbattere. IL corrierone di via Solferino nulla ha potuto contro la terza avanzata di Berlusconi, nonostante l’endorsement di Paolo Mieli. Ma del resto lo stesso Alessandro Baricco ne è la riprova. Supporter e testimonial di Matteo Renzi come ha effettivamente contribuito alla resistibile ascesa del fiorentino? Cosa ha potuto fare contro la prevedibile caduta? Nulla. I cosiddetti intellettuali dopo gli anni della contestazioni sono figurine che possono essere utili come propalatori di un pensiero diffuso che vuole farsi storia, ma non altro. Patetico quindi il tentativo di Baricco nel richiamare un loro protagonismo cancellato dalla nostra storia. E questo perché nessuno può far a meno di fruire e lanciare contenuti a una velocità un tempo impensabile. Se deve essere facilmente assimilabile e altrettanto facilmente diffuso un "contenuto" questo deve quindi, per definizione, essere contenuto. Cioè rappreso, sussumibile in poche parole. Come quei dettami dalla Rivoluzione culturale cinese irradiati dal Grande Timoniere: “Esprimi concetti col minor numero di parole possibili per la loro comprensione”. Come quella rivoluzione di cultura, di linguaggio, di comportamenti agevolò l’affermarsi di manicheismi, anche oggi o stai dentro o stai fuori. Tertium non daturQuella dei nostri giorni è dominata dal Grande Fratello così come quella della rivoluzione culturale cinese era ispirata dal Grande Timoniere. La prima, come fu per la seconda, è destinata a implodere e a un ulteriore livellamento. Quel senso di piatto e omologante che solo la tecnica è in grado di dare.