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10 dicembre '19 - Matematica
IL partito del MES
Tra apocalittici e integrati il Meccanismo europeo di stabilità rinnova l’attitudine alle contrapposizioni che invece avrebbero bisogno di uno sguardo prospettico


Ideato per soccorrere i paesi in crisi, il fondo salva-stati tiene la scena per la contesa. Forse perché parlarne è meglio che applicarlo per necessità. Si preferirebbe che risanasse le nostre finanze? Si teme in questo caso di rimanere sotto scacco della Troika? Ha senso versare un punto e mezzo di Pil (125 miliardi) all’Unione Europea per sostenerlo? Qui non si intende prendere partito. Solo capirci qualcosa. E non è detto che ci si riesca. Le domande e le paure sono sempre legittime. Ma il fatto è che questo strumento già esiste. Ed anche la sua riforma è già in itinere. Approvato nel dicembre del 2018, rettificato nel giugno del 2019, adesso non si capisce se è alla firma definitiva, se è stato già firmato, se è emendabile. IL MES potrebbe essere assimilato a un’assicurazione per i bilanci di stato esposti: finanzia a condizioni favorevoli paesi in difficoltà per liquidità. Sì, ma a quali condizioni? è la domanda che ciascuno che accede al credito si pone. L'esperienza ci dice che è stato già utilizzato per Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Cipro. Va detto che precedentemente si chiamava European financial stability facility (Efsf). Quindi, il MES può aprire linee di credito. Come fosse una banca per le finanze degli stati dell’Unione europea. Questo è dato per assodato. Ma con altre modalità di accesso. Oggi, prima del MES, con la formula già sperimentata dell'Efsf c’è bisogno di un memorandum per accedere al credito europeo. Succede come con una banca. Vengono poste condizioni precise che attengono alla buona volontà del contraente (lo Stato che prende i soldi). Chi accetta il danaro per uscire dalla crisi deve dare garanzie. E queste si chiamano: riforme, correzione ai conti pubblici. Con la riforma di cui si sta trattando e polemizzando in questi giorni, il MES, si prevede una prima linea di accesso. A questa si può arrivare senza memorandum. Ma è riservata ai paesi che si dimostrano in regola coi parametri europei di finanza pubblica. Se così non è - e quasi mai lo è - entra in azione ECCL (Enhanced conditioned credit line). In questo caso ci vuole il memorandum. L’Italia, sicuramente, se fosse in crisi e chiedesse soldi, avrebbe bisogno del memorandum. Dovrebbe quindi dare garanzie di riforme sostanziali e sottoporsi a verifiche da parte dell’Unione europea. (Sono pochi i paesi ad essere favoriti). Ma essendo il debito il nodo del contendere tra un qualsiasi Stato e l’Unione Europea che giudica, questa materia è oggetto di rinegoziazione. O meglio, può esserlo. Oggi, invece, si può “ristrutturare” il debito. Senza il MES si adotta il Private Sector Involvement (PSI). Leggasi come accordo tra i creditori per pagare solo una parte di quel debito. Fare questo attualmente è possibile con il placet di tutti i creditori. Con la riforma del MES, invece, si introduce una tecnica più articolata. Si adotterebbero clausole di azione collettiva (CACS). L’intero debito potrebbe essere rivisto, previo approvazione qualificata di tutti i creditori. Ed è questa approvazione uno dei nodi del contendere. - La formula attuale invece prevede due maggioranze: 1) totalità dei creditori; 2) una maggioranza per ogni serie di titoli emessi. In questo modo chi possiede diversi crediti può bloccare questa rivisitazione del debito. (È per questo motivo che è stato difficile ristrutturare il debito greco). - Con la semplificazione del MES avviene invece una complicazione di tipo diverso - lo dicono pareri qualificati. Le nuove clausole scoraggerebbero gli investitori dell’eurozona. Lo Stato che si vedrebbe diminuire le risorse sarebbe così costretto ad aumentare gli interessi per i propri titoli di Stato e in questo modo si farebbe scatenare la crisi di liquidità. Sempre nella riforma c’è l’eventualità che la ristrutturazione del debito possa esser decisa successivamente alla valutazione di sostenibilità del debito di un paese che ha già ottenuto il fondo. Questo perché solo se il debito fosse veramente indispensabile allo Stato per risolvere definitivamente si accorderebbe il prestito, quindi si accorderebbe il prestito solo certificando che la soluzione della ristrutturazione del debito e dell’aiuto finanziario da parte dell’Europa risolverebbe tutti i problemi. Infondate le accuse di eccessivo tecnicismo. IL MES è diretto da governatori e composto dai ministri delle finanze dell’eurozona. Infondata la polemica per cui i fondi del MES servono a salvare le banche francesi e tedesche. Esiste il Meccanismo di vigilanza unico (MVU). Collega l’unione bancaria europea col progetto di unificazione delle normative bancarie. Esiste anche il Meccanismo di risoluzione unico (MRU). Consiste in un fondo per la risolvere il problema delle banche in crisi. Ancora in formazione il Sistema Europeo di Assicurazione dei Depositi (Edis). Ebbene, in caso di riforma del MES sarà possibile dare soldi al MRU laddove siano finite le finanze gestibili.