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18 marzo '20 - Etica
Segregati
L'obbligo al domicilio coatto, misura di banale buon senso, contrabbandata come sistema sociale per combattere il male


La nevrosi del male crea un'aspettativa assai più forte nei confronti il male incombente, quasi non fosse paga del male perfettamente in atto. Si attende quindi il picco come evento di sublimazione dopo il quale iniziare la discesa senza dire che le previsioni sono state già fallaci sulla crescita geometrica del contagio. Se le previsioni sono state assai imprecise c'è ragione per pensare che continueranno ad esserlo, quindi aspettarsi il picco è un'esercitazione spirituale inutile. Pare quindi non possibile concentrarci sull'immanente. Pare non sufficiente porre la massima attenzione nel combattere, ora, nei luoghi e nei modi possibili. La possibilità supera la realtà. E questa dimensione che fa parte della tradizione dell'Occidente si pone come nuova versione dell'aspettativa per cui si pregusta quando ci abbracceremo dicendo: ' è tutto finito, abbiamo superato anche questa '. Ed è una speranza sicuramente necessaria per trovare la forza di andare avanti. La laica coscienza dell'immanenza del male però non ci assicura che vivremo sicuramente questa fase. Sui vaccini in piena crisi cinese si dava la previsione di sei mesi. Oggi si parla di almeno un anno. Ma anche la definizione esatta del virus appare ascosa in quanto cangiante e modificata nella sua fenomenologia nostrana. Ci si dis-occupa anche del dare una vera dimensione ai divieti coi quali conviviamo. Trattasi di misure da buon senso comune. Non si tratta di metodiche aventi alcun criterio scientifico. Probabilmente rideremo di queste misure, ma ora non abbiamo altra misura da adottare per non vedere le nostre strutture sanitarie al collasso. E mentre per difesa ci proponiamo in scenari apocalittici per agognare la futura di redenzione dal male, in discussione c'è un'altra restrizione della libertà: vietare anche l'attività sportiva libera all'aria aperta. Non ce ne sono le ragioni. Perché adottare una misura del genere? Solo per un senso di equità. Se la maggioranza dei non sportivi deve stare a casa, ebbene ci devono stare anche gli sportivi. La giustizia della morte che non riconosce differenze si afferma anche in vita sociale. Abbiamo imparato, attraverso il virus, a scontarla socialmente.