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20 settembre '20 - Semiotica
ADDIO!
Saluto Rossana Rossanda


Ci hai sempre insegnato che nessuna congiuntura è dettata dal caso. Nelle determinazioni della Storia c'è sempre necessità. E così anche stavolta, nello scrivere l'editoriale per la completa uscita di scena della vestale del marxismo, avresti redatto qualche ingegneria di troppo in cui mettevi in relazione lo sfacelo della democrazia compiuta che da una parte si taglia, ma solo per apparenza, ma poi si pente e consapevole della sciagura che incombe tenta una disperata manovra di recupero. Se così è, se così sarà, sono convinto avresti scritto: 'tutto è finito, tutto è compromesso'. (IL tuo ottimismo era proverbiale). Quella repubblica nata dal complesso di conflittualità delle soggettività come degli eserciti, scaturite nella "lotta partigiana", è arrivato al definitivo tramonto. Ha prevalso la retorica del "nulla" a cui avevi sempre confinato l'ideologia dei Cinquestelle. Noi, pochi liceali inquieti, ti saremo sempre debitori per averci insegnato che Marx non è quello che si insegna a scuola e il marxismo non è una dottrina. Piuttosto un processo. Una chimica in grado di dare una lettura e una formula propulsiva per cambiare il mondo. E non solo. Mostrava la capacità, per chi era in possesso di questa disciplina metodologica, di governarne le sorti. (Almeno nello nostre teste). Non so chi oggi potrà vantare questi insegnamenti. Non so quanti verranno al tuo funerale, essendoti confinata in un isolamento parigino, quasi ad auto-decretarti l'esilio. Perché in una società dove è impossibile determinare un livello mutamento per la modifica di assetti, gerarchie e poteri, è inutile stare. La sussistenza è come l'inconsistenza. Ed entrambe rimandano alla fine di un progetto, o meglio, di quella che si credeva una missione nella Storia. Tornando al determinismo con cui avresti scritto il necrologio di questa vestale del "marxismo ortodosso", la fine di un'esistenza coincide con la fine di una missione. Di un impegno che molti, in gioventù, hanno condiviso. "IL quadro oggi è mutato". Così si iniziavano gli 'attivi' di discussione politica. Ma questo 'attivo' non riusciva a concludere col rilancio di un'iniziativa politica. Solo con la sconfitta della democrazia. E a questa non hai voluto assistere. La Storia che i nostri nipoti leggeranno ricorderà questa vestale del marxismo ortodosso. Rossanda ha infatti predetto con formidabile anticipo che il socialismo reale sovietico non avrebbe potuto reggere né sarebbe stato un faro per l'inevitabile "processo rivoluzionario del comunismo". Per questo guardò con ammirazione la Rivoluzione Culturale cinese. Ma non se ne innamorò. Invitò i dissidenti sovietici a discutere in un contesto comunista avendo ben attenzione a non sconfinare mai nell'anticomunismo. L'album di famiglia fu la mirabile espressione con la quale ricordò ai burocrati del PCI che persone, lo stile irriducibile, la logica del farsi Stato-Antistato, veniva dai nostri comportamenti, dalla rabbia che ci eravamo lasciati alle spalle. Tutto questo però andava bene per un romanzo esistenzialista, non per la politica, che è un'altra cosa.