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02 giugno '21 - Estetica
Prepararsi per festeggiare i sessanta anni del Sergent Pepper!
Il primo giugno 1967 usciva una delle opere più innovative di una gioventù geniale anche se irrisolta


Non si scriverà mai l'ultima parola su Sergent Pepper. E mai un'opera non ha avuto bisogno di spiegazioni come il capolavoro dei Beatles pubblicato il 1 giugno del 1967. I quattro di Liverpool avevano già dimostrato tutto. Avevano cambiato in un certo modo, il mondo. La 'beatlesmania' non era solo un'interpretazione di un'ondata dirompente. Eppure a loro non bastava. Non poteva essere sufficiente il ruolo dei leader assoluti della scena che poggiavano su un istinto naturale a nuove armonie e nel superare con timbriche innovative quel che era stato già fatto. Occorreva una purificazione. Il viaggio in India in cui furono trascinati da George Harrison. C'era bisogna di trovare nomi e cognomi, suggestioni originali, mai viste e sentite, al nuovo ci cui erano ancora capaci. Ed anche metterlo semplicemente in belle canzoni non bastava ai due. Avevano bisogno finalmente di una visione del mondo. Ma qualcosa che non insegnasse una nuova dottrina dell'esistenza o un'estetica alla quale ispirarsi in comportamenti alternativi. Anche la fase del ribaltamento dell'esistente era superata. La rivoluzione era nella propria testa. Si doveva attuare ogni momento, ogni giorno, nelle cose ordinarie, nel modo di prendere il tè o di non prenderlo. Il tutto sempre con un "aiuto dai propri amici". E su quale fosse l'aiuto e gli amici si vela il silenzio perché anche l'esaltazione esibizionistica di comportamenti alternativi era lasciata alle spalle. Diversi si era. Oramai la nave era salpata dal porto e non si sapeva dove sarebbe arrivata. Non c'erano Indie stavolta a dare una garanzia ai naviganti. E allora si improvvisava un inno a Lucy in Sky with Diamonds infischiandosene del fatto che qualche furbastro avrebbe potuto leggere un anagramma da denunciare. I testi sono sempre sospesi in una realtà-altra. La musica non ha riferimenti, si va dal bandistico, al più genuino rock'n roll al finale di autentica estasi. Erano i tempi in cui gli artisti non seguivano il loro pubblico ma si facevano inseguire. E molti lo fecero col pericolo di cadere nel dirupo come succede nella fiaba del pifferaio magico. I più però conobbero il significato di una parola tanto osannata ai loro tempi ma assai poco vissuta: libertà. E per quella libertà celebrata in quegli anni che deve valere una laica consacrazione, oggi.