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25 dicembre '07 - Stati Uniti Mondo
Iraq e Afghanistan, la democrazia solo con i militari Nato
Economist e Washington Post dopo la denigrazione riscoprono la politica militare di G.W.Bush

Nell'ultimo anno del secondo mandato elettorale di George W. Bush la visione del suo doppio mandato presidenziale appare meno fallimentare di quanto la propaganda elettorale mondiale vorrebbe far rappresentare. A dirlo non sono i guerrafondai ad oltranza ma l'Economist del 20 dicembre dove si legge: "Se si guarda con o­nestà alle ultime cifre, bisogna ammettere che in Iraq le cose stanno andando molto meglio e anche dall'Afghanistan arriva qualche buona notizia"... In Iraq sono ridotte le morti tra i  civili. Ne muoiono venti al giiorno, un anno fa si arrivava a cento. Più delicata la situazione in Afghanistan. Le violenze e gli attacchi suicidi sono in aumento, ma le forze della Nato hanno concluso nel 2007 senza subire pesanti rovesci come temevano. Certo - si ammette - i risultati in campo militare non assicurano democrazie stabili. Questo perché - secondo l'analisi - gli sconfitti non vogliono accettare di aver perso e chi ha vinto vuole prendersi tutto.
Le conclusioni del prestigioso settimanale statunitense (ma anche il progressista Washington Post ha sostanzialmente scritto la stessa cosa) sono quindi proprio il contrario delle premesse. Sembra aver fatto bene J.W.Bush a fare guerra ma le sue progaggini sono rovinose per queste democrazie di cristallo, tanto quello che la propaganda antimilitarista raffigura come indigesto intervento militare dovrà essere confermato negli anni perché tutta l'operazione di guerra abbia un senso.
Con buona pace dei pacifisti, chi vuole la pace in Iraq ed Afghanistan dovrà pregare perché i militari stanzionino il più a lungo possibile.