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12 febbraio '23 - Storia
Buon compleanno Darwin!
Oggi, 12 febbraio, ben a ragione si commemora uno dei più grandi liberatori dell’Età Contemporanea nell'anniversario della sua nascita


Prima di lui il pensiero dell’Occidente era soggiogato da due grandi pesi. Il deismo per cui non era stata sufficiente la “lama” di Immanuel Kant per operare “il taglio” e l’idea cartesiana di una natura data come fissa immutabile per cui si poteva solo scrutare, osservare e capire.

Sulla base degli stessi principi che si sostengono sull’operatività sul campo - quindi nell’immersione nei contesti analizzati – l’elemento oggetto di analisi non è dato ma soggetto a costanti mutamenti, anche se non è detto che possano piacere al soggetto indagato.

Con Darwin finisce l’ottimismo su cui era stato impostato lo spirito scientifico. Anche nella scienza non si procede per ulteriori mattoni coi quali si edifica la struttura ma invece con continue demolizioni-ricostruzioni. E fu così che Darwin distrusse nettamente la teoria di Lamarck al tempo prevalente per cui l’essere adeguandosi al suo ambiente riusciva a trasformare sé stesso per il fine della sopravvivenza. Se questo era un po’ vero, secondo Darwin, era tanto più vero che le trasformazioni arrivano per selezione naturale: chi non è adeguato a rispondere alle condizioni di sussistenza semplicemente muore e consente a chi invece possiede le caratteristiche giuste per sopravvivere di vivere.

Una tesi potentissima nelle implicazioni che comportava. Da una parte faceva un plauso il liberalismo. Si giustificava così la stratificazione sociale con l’idea di pionieri che avevano costituito qualcosa più grande del semplice stato di natura. E questo qualcosa era costituito dalla produzione, prima, poi dalla produzione in serie, in ultimo dal mercato.

Rispondeva Marx la cui edizione de IL Capitale era dedicata proprio a Charles in Darwin, in risposta polemica, avvalorando del nodo sostanziale della tesi, ma, cosa più importante, rovesciando il suggello trovato dal liberalismo. Marx nel secondo libro della sua opera monumentale spiegava come era in verità nato il capitalismo e come la ricerca di condizioni di mercato migliore per tanti lavoratori della terra nel Seicento aveva consentito a tanti di cercare sostegno a ridosso delle città, nell’Inghilterra di quei tempi. Questa condizione aveva sollecitato all’affermazione delle arti e delle attività in cui si realizza l’irrealizzato, non semplicemente viene utilizzato quel che arriva dalla natura per la sussistenza. Questo movimento aveva consentito di salire lo scalino evolutivo costruendo le prime proto-attività artigiane e dopo la necessità di trovare altra forza lavoro dalle braccia che fuggivano dalle campagne. Di lì la nascita del mercato, nella necessità di trovare riscontro delle attività di produzione. Si rovesciava, quindi, la progressione voluta dal mondo liberale. E il mercato che voleva essere il grande motore era invece lo sbocco in grado di tenere in piedi quanto costruito.

Pur non conoscendo le tesi di Darwin questa lettura si inscriveva in falso alla lettura data nell’Evoluzione della Specie. Di fronte ai cambiamenti dello stato di cose l’uomo aveva una possibilità di modificare la sua condizione attraverso il lavoro. Ed era questa la lezione che Marx aveva appreso da Hegel.

Ma se conservava un carattere confutatorio la prosecuzione della narrazione marxiana doveva invece confermare la tesi darwiniana. Nello scontro di classe che si determinava con la creazione del lavoro alienato la massa dei lavoratori doveva riconoscersi come prevalente e sostanziale, da qui sarebbe arrivato lo scontro in cui la classe degli sfruttatori non poteva che soccombere. Pur senza poterlo dichiarare la tesi confermava il livello evoluzionistico determinato da quello che Hegel avrebbe chiamato “il Mortum” come esplicazione di un inevitabile conflitto.

Tutto ciò potrebbe essere sufficiente per decretare in Darwin il pensatore più importante della modernità oramai arrivata alla fine. Ma le classifiche, come tramandava Benedetto Croce, sono un’offesa all’intelligenza storica. E a questi insegnamenti ancora noi ci atteniamo volendo osservare evoluzioni nostre.