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18 giugno '23 - Italia
Anatomia di un autogol
Un dato storico – il superamento del Movimento Cinque Stelle al Pd sul tema della mobilitazione sul lavoro –cancellato dalla parola del Grillo


IL 17 giugno doveva essere ricordato per il sorpasso di una forza di opposizione al partito che dovrebbe essere il leader dell’opposizione di sinistra al governo. Il Movimento Cinque Stelle infatti ha preso la piazza contro il lavoro precario. Il tema pilastro della sinistra e del riformismo ha visto la segretaria del PD all’inseguimento delle tematiche col dissenso di altri esponenti dello stesso partito e l’uscita dell’ex assessore regionale alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato.

E avrebbero potuto scrivere della situazione di stallo del PD. Avrebbero risposto con la libertarietà di Elly Schleinmodello anomalo nella gestione della figura di segreteria di partito. Avrebbero insistito sulla sconfitta in piazza della primazia di quel che fu il partito tradizionale della sinistra storica: Pci-Pds-Ds-Pd.

Niente di tutto questo. Beppe Grillo contro le aspettative è intervenuto. E quando parla lui cancella tutto il resto.

Nel breve elenco per i distratti fuoriesce senza commenti il propellente delle parole.

 – 1) indossare il passamontagna per trovare la forza nell’opposizione a questo stato di cose; 2) fare proprie le cose pubbliche per vedere migliorare lo stato attuale di quanto abbiamo prossimità; 3) togliere il diritto di voto ai vecchi che riproducono l’esistente per darlo ai giovanissimi con il futuro davanti

Inevitabili le esecrazioni e i distinguo. Ma al di là dei distinguo e dell’effetto di killeraggio verso un momento che poteva essere storico, c’è la possibilità che Beppe Grillo abbia introdotto un momento nuovo nel lessico nuovo della politica e nel suo pensiero.

Si supera, infatti, il piano convenzionale inamidato della compostezza istituzionale. (Del resto gli stessi dibattiti parlamentari non sono pieni di espressioni fuori registro e di atteggiamenti esibizionistici?)

Nel linguaggio di Grillo c’è la richiesta di superare la trappola del dovere nei confronti dell’istituzione. ' I grandi pilastri della repubblica debbono essere case a disposizione. Hanno senso solo se vengono messe a disposizione delle esigenze di ciascuna persona. Superare la "statolatria". Superare ogni formalismo e rispetto commendevole nei confronti degli attori della politica. Loro non ne hanno con noi. La vita è nostra. Questa stagione è nostra. Ogni attendismo o rispetto per una priorità maggiore non deve interessarci. Evitare di farsi intrappolare dalle costrizioni dei doveri. Esistere è un dovere '. E per questo: “diritto di cittadinanza all’atto di nascita e per sempre”.

Si è detto che un attore della politica in veste di comiziante non può vestire i panni di un Carmelo Bene né di Ettore Petrolini. Loro parlavano da un palco anche quando i contesti erano estemporanei e senza pubblico pagante. Loro erano il teatro.

Ma, a ben vedere, la condizione non varia in Beppe Grillo. E, anche se inconsapevolmente, non cambia in ciascuno degli attori della politica. Ciascuno di loro sta dentro un processo in cui gli spettatori si esprimono con un like o con il voto, piuttosto che con il flatus vocis, il loro assenso e dissenso. E c’è un remoto pensiero, quindi, che quel teatro, come quello propriamente detto, non sia diverso dal luogo per cui si paga il biglietto.

Il prezzo lo paghiamo con l’abbassamento dei nostri livelli di vita nell’impotenza generale, nostra come degli attori che biasimiamo o lodiamo.

Ed è per questo che bisogna smettere di essere spettatori e prendere la ramazza in mano.