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26 giugno '23 - Storia
Abbiamo scherzato
La dissolvenza dell’esercito marciante verso Mosca apre interrogativi più inquietanti del conflitto


Tutto è bene quel che finisce bene. In fondo non si è sparsa una goccia di sangue. Quale insperato esito migliore? Ma la considerazione che l’esito di oggi non sarà la fine della questione su chi governa oggi l’impero russo.

Yevgeny Prigozhin, generalissimo della Wagner, ha detto che la sua è stata un’azione di legittima difesa: si voleva sciogliere la Wagner. Ed anche questo elemento potrebbe non essere peregrino. E se Putin con la guerra in Ucraina avesse pensato invece di risolvere due problemi facendoli confliggere tra loro? Solo davanti al gioco scoperto della mancanza di mezzi forniti Prigozhin avrebbe tentato il tutto per tutto. In queste operazioni si conta sul sostegno di alleati in tempo di pace, di accordi fatti con oligarchi e altre alleanze che però solo alla prova dei fatti vengono verificate. La risultanza è stata zero. Pertanto Prigozhin avrebbe tentato una ritirata strategica. Assai meglio di una esiziale e disonorevole sconfitta. Ambiguo il ruolo del presidente bielorusso Alexander Lukashenko che ha offerto un riparo a quello che comunque si poneva come un esercito che marciava contro la capitale di una città. Prigozhin ha così giustificato il suo ospite che doveva trovare una soluzione "per la continuazione delle operazioni della Wagner in una giurisdizione legittima".

Ma la Wagner continua a lavorare con altri mezzi. È stata annunciata la sua operatività a San Pietroburgo C’è scritto su Telegram e sull'agenzia Tass. "Nonostante gli ultimi eventi, il Centro continua a funzionare normalmente, in conformità con la legislazione della Federazione Russa".

Significa che Prigozhin non comandava neanche a casa sua? Che adesso ciascuno cerca di salvare le sue penne temendo le inevitabili epurazioni?

E sarà Prigozhin a pagare pegno per la sua hybris. Su di lui il capo di imputazione per ribellione armata – lo scrive il quotidiano russo Kommersant. Ma, come era per altro prevedibile, Prigozhin si è dileguato. Sono fatti salvi invece i militari della Wagner. Dal Cremlino Peskov fa sapere che non ci saranno azioni legali verso i partecipanti alla marcia verso Mosca. Ma sono pochi quelli che ci credono veramente. La dichiarazione però servirebbe per favorire una delazione o la consegna del capo alle autorità russe.

Un evento grottesco come questo non si era mai visto. Durante una guerra d’invasione l’invasore è a sua volta invaso dai suoi stessi miliziani mercenari. Una crisi politica, pur sedata, non potrà significare che non è successo nulla. E allora potrebbe esser arrivato il momento, anche per Putin, di decidere di mettersi da una parte.