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25 agosto '23 - Estetica
Arrestato
Schedatura con il numero P01135809. Connotati fisici: maschio bianco, alto 1,92 cm per 97 chili, capelli biondi o fragola, occhi blu


Sembra la foto per il set di un film ma la propaganda degli Stati Uniti vuole farla passare come l’affermazione della massima espressione democratica. Un ex presidente arrestato come uno qualsiasi e fatto passare momentaneamente per le patrie galere, prima di essere rilasciato in attesa di giudizio. Il momento drammatico dura venti minuti. La fortuna della foto durerà tutto il giorno e l’evento sarà diversamente ricamato dai saggisti della strategia politica.

Non bisogna mai dimenticare il capo di imputazione. Trump avrebbe tentato di manipolare il voto della Georgia. Chiaramente a suo favore, chiaramente si tratta dell’ultima elezione presidenziale nel 2020.

Per lui è la quarta incriminazione. Ma solo stavolta è stato dato risalto mediatico eccezionale al fatto. Chiaramente ci sono in ballo le prossime elezioni in cui Trump ha annunciato di voler scendere nuovamente in campo. Se riuscisse a farcela nelle primarie repubblicane, il primato del primo ex presidente inquisito quattro volte sarebbe superato dall’altro ben notevole primato di avere il primo candidato alle presidenziali nei guai con la giustizia.

Non si può far a meno di pensare, allora, che questo bagno mediatico sia determinato dal tentativo di scongiurare un’incongruità del genere. (Anche se, ammettiamolo, se avvenisse sarebbe molto divertente: metterebbe veramente in crisi il sistema americano e da questa crisi potrebbe scaturire finalmente la caduta interna di un modello che si è affermato nel mondo in modo imperante. Gli Stati Uniti smetterebbero di essere l’impero che conosciamo in virtù del fatto che dimostrerebbero di non sapere governare i loro stessi stati tensivi interni, figuratevi come possono fare con quelli internazionali).

Il conflitto interno è reso evidente. Trump stavolta non ha fatto la passeggiata in tribunale. Il passaggio c’è stato proprio nel super carcere. Il tentativo è quello dell’umiliazione del tycoon. Altro che uomo di potere e facoltà finanziarie. Il potere propriamente detto dello Stato moderno lo riduce in un carcere sovraffollato e famoso per le tante morti al suo interno. Come a voler spazzare via l’immagine del vincente che finora ha sempre avuto.

Un conflitto sul quale il liberalismo deve riaggiornare le sue categorie. Lo Stato pesante, pedante, inquisitore, frustrante della libera impresa, mette alla sbarra il suo figlio migliore – anche se, sicuramente, ne ha fatte di trasgressioni.

Viene da pensare a un capitolo dei Fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij dove si immagina che Gesù Cristo rinasca nel quindicesimo secolo finendo per essere messo al rogo come eretico. Trump sarebbe questa immagine cristologica vittima di un sistema elefantiaco e kafkiano che lo spirito della suo rampantismo non è riuscito a dominare.

Tutto questo troppo intricante per essere anche vero. In effetti la foto di Trump sembra fatta apposta per il lancio di un nuovo film. Non si sa quanto questa trama attragga quel che resta dello spirito della frontiera negli Stati Uniti. Si sa solo che è l’ultima speranza affinché il cittadino Donald Trump esca dai suoi problemi. Sì perché negli States non ci sono i servizi sociali come li ha fatti Berlusconi. C’è l’esilio come lo ha fatto Craxi.

Ma anche questa sarebbe storia non per gli storici ma per gli sceneggiatori.