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07 settembre '23 - Italia
La caduta del mito germanico
Il 6 settembre 2023 deve esser ricordato nella Storia come la cancellazione di quell’aura con la quale i tedeschi pretendevano e pretendono di dare lezioni al mondo


La figura titanica del solennemente legato indissolubilmente al vero si cancella alla prima prova contraria. Questo è accaduto alla Germani e al mito dei suoi conti. Appena tre mesi fa il ministro delle Finanze tedesco faceva la voce grossa parlando di regole fiscali per stabilizzare le finanze pubbliche come sola misura per tener stabile l’euro. Il contesto era quello del Consiglio Ecofin di Lussemburgo. E chi provava a dargli torto? Come si potrebbe? E ciascuno si sente un po’ ballerino davanti a tanto rigore teutonico. I francesi provano a tener testa, ma non hanno vinto nemmeno la guerra per poter permettersi di fare la voce grossa.

Da oggi nessuno potrà alzare la spocchia perché risulta chiaro come anche i conti pubblici tedeschi lascino a desiderare per rispondenze, pezze d’appoggio, coerenza interna agli altri documenti di bilancio … E sono sempre i tedeschi a dare corpo al partito dei rigoristi proprio mentre si sta avvicinando la discussione in aula su Patto di stabilità-

Il gioco è il solito. Cambiare le carte in tavolo sulle voci di bilancio. Si fa passare facendo il gioco delle tre carte: quelli che erano impegni finanziari pluriennali diventano veicoli finanziari speciali. E il gioco è fatto! Degno di un sultanato levantino! E invece sono gli amici teutonici a voler fare i furbi. Su quale pulpito cercheranno ancora di emettere le loro requisitorie? D’altra parte è anche vero, come diceva Spinoza, che ciascuno ha tanto diritto quanto ha di forza. E la forza economica delle Germania, in relazione alle altre debolezze, è rimasta intatta. Quindi non rinunceranno a fare i censori. Ma non ci saranno, non potranno esserci, tendenze codine nostrane pronte immediatamente a fargli l’applauso.

Il senso di inferiorità – nascosto con sentimento di viva ammirazione – fa parte oramai di una tradizione italica consolidata. Riconoscerne le origini è difficile. Lo scacco della nostra tradizione è probabilmente avvenuta con Giovanni Gentile, Giuseppe Croce e Ugo Spirito. Idealismi diversi ma ciascuno prono all’insegnamento hegeliano senza alcun merito innovativo, ma solo una lunga ripetizione di glosse al grande maestro di Stoccarda. Gli anni del secondo dopoguerra non hanno portato gran che. Unica eccezione di Emanuele Severino e in alcuni la rilettura sul piano filosofico di Giacomo Leopardi e lì assaporare una grandezza che non aveva origini germaniche.

Ma tornando a questioni di conti, gli amici tedeschi pretendevano di far passare sotto silenzio una manovra per cui si ridistribuivano i crediti tra società create appositamente- Ed è la classica manovra protezionista, contro il mercato libero, che va in contrasto con le regole europee. Sono soldi che dovrebbero essere contabilizzati nel novero delle finanze pubbliche. La stima della massa di denaro è ragguardevole: 869 miliardi di euro. Hai capito i tedeschi?

In sostanza il premier tedesco Sholz aveva attinto a fondi esterni che non facevano parte della finanza pubblica introducendo un’illecita intromissione di capitali freschi, privati, per risolvere problemi del carrozzone. Degni della peggiore italietta.

Tutti sanno invece che il deficit non si può tagliare utilizzando risorse improprie, come i fondi speciali. La riflessione che se ne trae sta tutta nell’arroganza tedesca che pretendeva di far passare tutti come fessi, E ciò in virtù del fatto di esser loro tedeschi. Come potevano sperare di farla franca col” debito nascosto”?

Ma la soluzione possibile dall’impasse tedesco potrebbe essere nella riconsiderazione del tutto. In sostanza: “finora abbiamo sbagliato”. E ancora: “se queste rigidità di gestione non riescono ad essere onorate dagli stessi proponenti che senso ha tenerle ancora in piedi?” Bisognerà trovare il nuovo benchmark europeo. E chissà? L’italietta servile e attenta potrebbe far comodo un po’ a tutti.