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19 settembre '23 - Italia
Due destre in Europa e Italia
Entrambe di governo, delineano due possibilità ma, cosa più importante, derubricano la sinistra dall’agenda politica


Salvini e Meloni. Le Pen e Orban. Sembra una riedizione del poliziotto cattivo e dell’altro buono. Restano due opzioni aperte per l’elettore non preventivamente schierato. Due opzioni che da sole coprono il campo del vero dibattito attuale. Se infatti Salvini può permettersi di dire cose di destra smarcandosi dall’onere di essere uomo di governo, Meloni deve farsi vedere con Ursula Van Der Leyen e insieme prospettare una soluzione per l’immigrazione. Soluzione che non arriverà mai, né coi metodi di destra né col democratismo delle trattative coi paesi al di là del Mediterraneo. La situazione è sfuggita di mano e sia l’Italia che l’Europa oramai non possono farci niente. A meno della follia di soluzioni estreme. Ma non sarebbe sufficiente un’idea di destra a sostenerle.

Dall’altra parte invece c’è Salvini con Le Pen. E resta lei la più brava in tutte le espressioni delle destre europee. Prospetta però un’idea di nazioni compatte, entro i loro confini, anche se coese nei loro comuni interessi. Lontana, così dicendo, dalle origini del suo ospite a Pontida. Nato con l’idea federalista Salvini rischia di finire più integralista di coloro che sono nati di quella destra un tempo indicibile ma ancora sconveniente.

A Budapest Giorgia Meloni ha parlato di “sfida demografica” davanti a Orban. Ha rafforzato l’asse ungherese. Ma, visto il lessico della cultura politica di destra si ragiona in termini di primazie, non deve aver considerato che in questo asse sarebbe lei la soccombente perché Orban il primo leader e titolare del copyright. Ma l’obiettivo per Orban è entrare nel partito conservatore di cui è Giorgia la presidente.

Ma davanti a undicimila migranti arrivati in una settimana a Lampedusa come si fa a tenere la barra dritta dell’essere partito anti immigrazione?

Alla domanda Giorgia risponderebbe: liberando l’Italia dagli accordi di Dublino. Ma rinnovare quell’accordo buttando dentro Orban (Ungheria) e Duda (Polonia)  potrebbe essere la soluzione dei problemi. E allora cosa è più di destra? Fare pressione verso gli ultimi due peones recalcitranti per farli accettare il criterio della distribuzione degli oneri? Oppure fregarsene, ognun per sé Dio per tutti? Ad Ursula Giorgia deve aver promesso di lavorare sulla prima soluzione, ma i due clienti sono scomodi e difficili da convincere.

Giorgia deve però vedersela con il Matteo leghista che come un attaccante di razza continua a fare percussioni di destra. Si accompagna a Marine Le Pen e pare avere lui l’accesso al lessico di una logica riduzionista dei grandi problemi. E questa storia durerà fino alle elezioni europee.

Gli esperti potranno dire che le due proposte salvaguardano due diverse esigenze di destra che sempre si sono sovrapposte ed hanno convissuto: una destra governista che si fa carico dei problemi prendendo anche posizioni sgradite e l’altra in continua attualizzazione della sua idea originaria. I due mondi comunque confluirebbero a destra. Anche perché dalle altre parti non c’è scelta. Mancando modelli per una nuova idea di socialismo o di riformismo europeo, cade anche il moderatismo centrista. Sono quelli un tempo erano considerati estremisti che si moderano da soli.