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24 settembre '23 - simboli
Uno e bino
Sergej Lavrov è pronto per negoziare ma non smette di sparare


L’agenzia diramata da La Presse dà l’idea di un ministro degli Esteri bipolare, ma la posizione russa in definitiva è coerente. "Siamo pronti per i negoziati – ha fatto sapere Lavrov - ma non prenderemo in considerazione alcuna proposta per un cessate il fuoco perché siamo già stati ingannati una volta". E questo si può capire, dal loro punto di vista. Fin quando non c’è un accordo di pace la guerra continua, altrimenti il negoziato stesso potrebbe suonare come una resa. Mentre il negoziato deve essere gestito in situazioni di forza. Ciascuno dei contraenti in guerra e in questo modo sollecitare anche i tempi di soluzione delle ostilità. Lavrov l’ha detto in una conferenza stampa dopo l’intervento in Assemblea generale delle Nazioni Unite. Là dove si è rappresentata la recita a soggetto in cui Putin non poteva esserci in quanto criminale contro l’umanità ma c’era però il suo portavoce, Lavrov per l’appunto.

E in quanto suo portavoce – altro che ministro degli esteri - Lavrov ha ricordato che il presidente russo ha già detto "molto chiaramente: 'Sì, siamo pronti per i negoziati, ma non prenderemo in considerazione alcuna proposta per un cessate il fuoco, perché ci avevamo pensato una volta, ma ci avete ingannato'".

Sempre Lavrov però fa sapere che i russi rispetteranno perfettamente i confini dell’Ucraina rinunciando a rivendicare il Donbas e altre aree che sono state da anni il terreno di scontri. Quindi massino segno distintivo. Però dice anche che non accetterà da parte dell’Ucraina alcuna mediazione con il mondo Nato pretendendo dall’Ucraina massima distanza dal blocco avversario.

Quindi se non entra nel territorio vuole entrare in parte integrante nella politica estera di questo paese. E questo ne significherebbe una sostanziale conquista. Ma del resto le trattative di pace, a meno che non ci sia un popolo dichiaratamente sconfitto, non si raggiungono a gratis. A qualcosa si deve pur rinunciare. I russi rinunciano a porzioni di territorio in cambio vogliono salvaguardare quel cuscino tra loro e il resto del mondo che avvertono ancora come loro avversario, nonostante i muri ideologici siano crollati da quasi un quarto di secolo.