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Diabolik
risponde a delle domande - Il primo atto disinteressato del komunista pro domo sua C


Credevo che la difficoltà di intervistare Diabolik fosse tutta nel contattarlo. Mai e poi mai pensavo fosse pericoloso conoscerlo e parlare con lui. Dovetti ricredermi nella prima e nella seconda aspettativa. Diabolik non era abituato ad avere veri e propri scambi di idee, Diabolik non concepisce essere contraddetto, Diabolik non si era mai sentito alle corde per una semplice domanda. La sua istintiva curiosità, per cui aveva accettato l’intervista, non aveva avuto riscontro. Non gli era servito a nulla parlare con me. Non l’avrebbe aiutato a entrare in una banca, non era utile prendere le mie sembianze, non avevo informazioni riservate. 
E d’altra parte Diabolik non ha neanche un grammo di vanità personale, quindi se ne fregava abbondantemente di essere celebrato nel più importante giornale di Clerville. Di lui ogni cosa sensata che si poteva dire era detta nei pezzi di cronaca, nelle deposizioni giudiziarie. 
Con buona pace delle donne, risibile il ruolo di Eva Kant. L’insostituibile compagna di tante rapine, non entrava mai nelle sue decisioni, compresa quella di decidere di accettare l’intervista.
Tutto è nato quando un bel giorno mi sono messo nella piazza centrale con un grande cartello con su scritto: “Voglio intervistare Diabolik”. Lo stesso aveva fatto un personaggio pazzoide in uno dei suoi racconti (La folle rapina, Ndr). La dinamica che ne è sorta è stata identica al racconto pubblicato nel 1969. Mentre altri giornalisti mi sono attorno arriva un uomo di mezza età e come fosse un mio vecchio amico mi dice: “Ma che fai! Scusate ma ha avuto un forte esaurimento. Mi trovo in macchina dello sconosciuto, in due minuti siamo fuori città e dopo dieci secondi Lui si toglie la maschera. Lì il gelo. 
Averla accanto quella presenza granitica significa abdicare al proprio destino. Dopo un tratto bendato mi trovo seduto davanti a Lui nella cucina del suo rifugio. Stile bavarese, un luogo caldo e pieno di odori genuini. Eva sta preparando la cena, un tacchino con patate. 
“Le piace, vero?”
“Bando alle ciancie. Parli!”
Ehm, la mia era un’intervista sulla sua attività…
“Fermo. Cosa ci guadagna Diabolik da un’intervista? Vedo solo svantaggi: avventurieri che traggono nozioni per imitarmi, notizie per Ginko che gliene chiederà anche di non scritte, tante copie vendute senza alcun guadagno per me. Io lavoro meglio nella sorpresa e nella minore conoscenza possibile di me e lei non mi aiuta”.
Scusi, e allora perché ha accettato e mi ha portato qui?
“Credevo l’intervista fosse un pretesto per propormi un piano e invece capisco che lei è solo un presuntuoso. Eva, abbiamo perso tempo. Che facciamo?” 
“Adesso ceniamo, poi lo riaccompagnerai a casa. In fondo non stiamo mai con nessuno! Ogni tanto una visita non fa male. A me è simpatico”.
“Ad Eva sei simpatico ed è già un buon motivo per ucciderti. Vedi tu come puoi comportarti per il resto della serata!”.
Nonostante le premesse la cena dietetica e austera non è priva di gusto, si svolge in modo disteso. Dopo ci sediamo su un divano e il re del terrore sembra disponibile a rispondere a qualche domanda.
Diabolik, quanti anni hai?
“Non ho mai soffiato sulle candeline. Nella mia memoria conto circa quaranta inverni.”
Come fai a tenerti così in forma? Hai qualche allenamento?
“Hai mai visto un ghepardo allenarsi per essere più veloce. Il mio allenamento è il lavoro.”
Quanti soldi hai accumulato in tanti anni di… lavoro?
“Ho poco più di centomila euro in ogni rifugio europeo. Ed in Europa ho 29 rifugi.”
Così poco?
“Reinvesto tutto in ricerca e applicazioni che preparano per me in Oriente.”
Lei è stato un genio delle tecniche di comunicazione. Come ha fatto?
“Chiederei come hanno fatto le grandi industrie a tenere i loro brevetti segretati per tanto tempo e non capisco cosa aspettino a mettere in commercio tante altre meraviglie. Intendiamoci, io sono più contento. A gestirle al momento sono solo io.”
Anche nella tecnica per le maschere, oggi si sono avvicinati ai suoi livelli.
“No! Quello è il mio orgoglio. Non sono neanche vicini alle mie maschere e questo perché la Tecnica parte dal volto mentre io ho affrontato subito con successo la simulazione della pelle umana. Il volto è un problema che risolvo dopo.”
Ha mai pensato di fermarsi?
“Ora ho capito. Ti ha mandato Ginko per trattare le condizioni per la mia uscita di scena e il suo conseguente avanzamento di carriera. Digli che non ho prezzo.”
Non mi ha mandato Ginko!
“Mmh! E tu diglielo lo stesso. Tanto lo hai capito che avrai salva la vita.”
Cosa fai quando non sei operativo su un colpo?
“Ne preparo altri dieci, alla fine ne seleziono uno che sulla carta mi appare sempre perfetto.”
Perché sempre con la Jaguar E? Anche James Bond ha cambiato.
“Infatti lui non aveva una Jaguar ma un Aston Martin.”
Non scherzare…
“Non scherzo mai.”
Intendo, con la Jaguar non temi di esser facilmente riconoscibile? Chi ce l’ha più quell’auto?
“Tu mi vedi in Jaguar nelle mie storie perché la utilizzo per i colpi nelle fughe. Devi sapere che ne rubai una produzione completa e quindi ne ho di giacenza almeno due per rifugio. Comunque se esco per fare acquisti con Eva noleggiamo un’auto qualsiasi, non ci muoviamo in Jaguar anche perché dove la parcheggi?”
Quante persone hai ucciso nella tua attività?
“Una. La prima. Le altre sono state identica cosa.”
Non c’è mai qualcosa che ti rimorde?
“Io uccido sempre persone già morte perché sono persone che hanno smesso di vivere.”
Quando si smette di vivere?
“Quando l’unica proiezione è la materia e non la vita, la tua e di chi ti sta accanto. E poi uccide sempre per legittima difesa anche quando non appare è così.”
È per questo che non ha mai provato a uccidere Ginko?
“Non ci avevo mai pensato ma credo proprio di sì. E poi sento che lui in qualche modo mi vuole bene e nella sua azione prolunga la mia.”
Una riflessione del genere nel Conte di Montecristo…
“Non so chi sia questo signore…”
È un famoso romanzo di Dumas!
“Mai letto romanzi. Mai letto nulla che vada aldilà delle istruzioni di manutenzione e uso di una macchina. Eva legge giornali e rotocalchi da cui attingiamo qualche notizia. Io cerco di essere fonte diretta delle notizie utili per i miei colpi.”
È vero che lei è comunista?
“Dire che la proprietà è un furto mi aiuta sul piano ideologico. In coerenza io non cumulo danari per la mia ricchezza ma i proventi della mia ricerca resteranno dopo di me. Io reinvesto tutto. Il sistema Diabolik dà lavoro ad almeno 10 mila persone nel mondo che con me guadagnano bene. Il 99% sono in Oriente. Se vuole capire capisca.”
Ha mai finanziato un partito comunista?
“Esistono solo partiti demagogici. Una follia pensare, anche solo per un attimo, che io possa dare i miei soldi a chicchessia.”
Mi sono svegliato il giorno dopo ai giardinetti di Clerville. Non avevo più il registratore digitale dove avevo registrato tutta la conversazione ma spero che i miei lettori mi credano sulla fiducia. 

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