01 marzo '13 -
le verità EPOCALEIl 28 febbraio Ratzinger, il Papa, se ne va. Si derubrica un fatto che, invece, non potrà far a meno di accentuare il senso di esclusiva mondanità nel corso delle coseOggi si smette di parlarne. Ieri ha trovato uno
spazio a fatica tra le contumelie del politicantismo. Domani ci renderemo conto
che invece questa svolta è epocale perché dismette dalla continuità con un
arcano senso del sacro al quale anche i più laici non possono astenersi. La
modernità della rivoluzione copernicana ci aveva insegnato giustamente alla
verifica diretta, ad essere giudici nel nostro stesso sapere, ad un percorso di
conoscenza autonomamente regolato. La figura di un vicario della Santità
assoluta ci teneva con un filo, pur tenue, ad un'idea arcana di esistenza reale
del vero, senza della quale le pur ragionevoli sequenze di visioni contrapposte
perdono il senso della loro sovrapposizione. Che senso ha, parlare dello stesso
relativismo se si perde di vista l'oggetto stesso della spiegazione? L'oggetto
stesso è nel senso del vero e in questo c'è la credenza in qualcosa che
trascende. A questo punto conta poco, la confessione di origine, non conta
nemmeno avere una confessione, avere fede o non averla. Il senso del vero
implica il senso di dio. La Chiesa in questo tempo ha retto implacabilmente
questo senso davanti ad attacchi militari e incursioni di portata irriducibile.
Lo ha fatto perché ha tenuto sulla sua immagine di vicario della santità in
questo mondo di mondanità. Ha chiesto e ottenuto un'eccezione divina al senso
delle cose immediatamente presenti attraverso la sua figura apicale. La sua
natura, quindi, non può che avere una configurazione elettiva. Su di lei, si
chiede e si ottiene la sospensione del giudizio perché non c'è giudizio della
mondanità in grado di comprendere il senso della sua direzione e della sua
origine. Ora questa figura dismette la sua presenza per fare spazio ad un'altra
di cui rischia essere inevitabile contrapposizione perdendo, così, quel senso
dell'eccezione unica concessa al mondo e concessa dal mondo. Il mondo, tutto il
mondo, ha dimostrato nei secoli della modernità e della crisi della modernità,
di avere ancora bisogno di questa figura con l'arcano desiderio di avere uno
sguardo rivolto verso di sé da parte di chi ha l'ardire di sentirsi depositario
di quel senso del vero. Ora quel mondo volge hegelianamente un ribaltamento
verso questa istanza di verità. Non vuole spiegazioni, non pretende più di
essere rassicurato. Chiede spiegazioni, chiede trasparenza, chiede
intellegibilità. E non poteva essere diversamente, visto quel che è successo:
scandali finanziari, casi ripetuti di pedofilia, compromissioni con regimi
militari sanguinari in Africa. Giusto. Ma è proprio questa necessità di
auto-evidenza del vero in chi dovrebbe trasmetterlo a mettere fine a questa
emissione sacrale. In ciò la fine di un'epoca che ci riportava all'antichità
delle prime società organizzate dagli uomini. Il dio degli uomini ha già mostrato
di morire, ieri forse ha smesso di predicare.