Roma non è solo Storia. Non è solo cristianità. Roma è vita. La vita è espressa massimamente nell'arte.
Attraverso l'arte vivente noi capiamo che un destino nel nostro procedere non è segnato inesorabilmente.
Attraverso l'arte capiamo che non siamo vissuti, ma viviamo, che tutto il resto è ancora da fare.
Nell'arte troviamo non solo conforto per i vuoti lasciati da caselle non coperte dai ripartimenti ragionieristici delle cose ordinarie. Nell'arte trova ossigeno la parte non espressa di noi e consente alla dimensione sociale di essere e partecipare in modo diverso, creativo, pulsante, innovativo.
Nell'arte ciascuno di noi capisce che non c'è una sola strada, ma molte e tutte portano a Roma.
Questo va detto, affermato, ribadito. Per questo bisogna combattere.
Ora!
Dopo l'età di Renato Nicolini questa città non ha più elemento di sintesi e di rilancio delle vere espressioni culturali viventi. Nicolini ebbe la grande intuizione dell'effimero, prendendo a schiaffi la tradizione crociana e marxista che voleva nel permanente, nella formazione pensosa acquisita in luoghi istituzionali, il centro nevralgico del sapere e del capire la realtà. Renato Nicolini ribaltò questa visione con la consapevolezza che questo ribaltamento sarebbe rimasto nell'effimero, nel momentaneo, nell'episodico, perché nell'immaginario ideativo nulla si ripete, nulla è mai come quando si è composto precedentemente. Ma con Nicolini avevamo ancora una sintesi che veniva dal mondo dell'intellettualità prestata alla politica. Ora questo mondo non esiste più. L'operatore della politica nel migliore dei casi opera egregiamente facendosi portatore di interessi legittimi e come tale funzionario del mondo esistente. Ed è per questo che oggi, non solo un intellettuale, ma specificamente un'artista che si muove nella scena deve farsi protagonista di una sintesi tra diverse espressioni artistiche, in senso pittorico come musicale come attoriale o tutto ciò che può muoversi in direzione dell'action painting. Un artista! Un operatore diretto di queste espressioni! Primo, perché solo lui comprende e conosce le contraddizioni di affermare il proprio lavoro in condizioni di estrema ristrettezza da parte delle istituzioni che premiano, sostengono, promuovono solo espressioni artistiche morte. E lo fanno perché in questo modo si mettono al riparo da polemiche, non hanno contro-effetti, non sposano alcuna scelta di campo arrischiante. L'artista vivente, invece, oggi ha la capacità non solo di seguire il filone delle sue ispirazioni, ma è chiamato a comprendere e collegarsi con quelle di altri. E perché se ne deve fare solidale e alleato. In questo movimento di alleati, in cui ciascuno sostiene la sua espressione, ma tutti insieme sostengono quella di ciascuno, un artista deve essere espressione di questa esigenza. L'esigenza è più espressamente una necessità. La necessità di non relegare il piacere di godere di un'opera a una questione di antiquariato o a una dissertazione storicistica. L'arte esiste. E' forte. Vive accanto a noi. E in questo circolo debbono far parte essenzialmente i fruitori di questa espressione perché proprio loro sono coloro che ne traggono i più grandi vantaggi: capire che il nostro vivere non è relegato alla rassegnazione, al ricordo e alla malinconia. Esiste una volontà forte di rappresentare. Questa volontà riesce ad emergere solo auto-rappresentandosi. Per questo un artista come leader della cultura vivente che questa città esprime. Perché questa città vive e si esprime. Non è solo ruderi e archeologia.