La
retorica per cui l'opposizione aiuta a crescere colui a cui è indirizzata non
riguarda Renzi. Diciamocelo. Lui va avanti per la sua strada ma non perché
conosce la determinazione di non esser altro, bensì perché conosce solo quella strada, come un treno coi binari.
Ed è per questo che ha chiuso una mediazione di scarsa qualità con Silvio
Berlusconi. E' in queste circostanze che si riconosce la statura di un uomo
politico. L’anticipazione del suo fallimento sta nella scelta di arrivare a
Genova per pronunciare il discorso di encomio alla squadra che ha consegnato il
relitto in porto perché sia bonificato. L’emblema della rottamazione ringrazia
il rottame perché finalmente riesce a dire: “abbiamo fatto questa cosa”. Hanno mandato
in porto quello che era l’emblema della disfunzione del sistema italia. Ora l’emblema
del male potrà essere gradualmente rimosso, ma non è risolto il male. Renzi ha
deciso di partire con una riforma che non ha bisogno di copertura economica per
portare in Europa, la nuova casa, qualcosa. Anche lì come domenica per il
rottame della Concordia, si sogna di dire: “abbiamo portato a casa qualcosa, di
certo non è risolutivo, ma noi operiamo, noi facciamo”. Sono tirate
sensazionalistiche che sono peggiori del male anche perché i dati riportano una
condizione per cui la ripresa non avverrà nei prossimi tempi, non è alle porte,
non è imminente. Non serve a nulla imbonire per un periodo di tempo nella
speranza che il treno spontaneamente si rimetta nel suo binario. La locomotiva
a posto non ci fa se non c’è qualcuno che ce la mette. E come nel caso della
nave Concordia c’è bisogno del concorso di tutto il nostro engineering nazionale
e il campo sgombro da interventi politici o retorici. Bisogna operare per quel
che va fatto, non per quello che la gente si aspetta venga fatto facendo bene attenzione a non pestare i calli ad alcuno.
La
riforma del sistema elettorale era chiaro che doveva andare di pari passo al
ripensamento del sistema delle rappresentanze. Non ha senso il bicameralismo
perfetto. È impossibile nel nostro paese scrostare una rendita di posizione che
ormai è intaccata nelle nostre istituzioni come il colesterolo alle arterie di
un iperteso grave. Il pericolo è l’immanente dipartita. Ma se il grasso non si
può scrostare bisogna pur pensare a dei sistemi di passaggio alternativi. E
allora l’unica proposta possibile poteva essere quella menzionata a più riprese
nel caotico dibattito, per cui si dividevano nettamente le competenze tra
Camera e Senato e si dimezzavano il numero dei rappresentati. Una proposta
utile per il Senato poteva essere quella di occuparsi della centrale questione
che inerisce le attività produttive e le occasioni di ripresa attraverso piano
di riqualificazione e spinta che possono essere sostenuti dall’Unione europea.
Si tratta di una questione netta, precisa, ma centrale e dirimente. A questo
assegnare il Senato in ogni sua componente rappresentativa del mondo dell’impresa.
Le idee potrebbero essere altre, ma tutte all’interno di questa divisione netta
di competenze. Fare del Senato il paradiso degli elefanti, il dopolavoro di
sindaci e consiglieri regionali si tratta di un contentino che porterà nuovi
danni, senso di frustrazione e sostanziali sperperi, anche se si prevede di
risparmiare ottanta milioni. Che taglio!