“Tutto ciò che resiste nel tempo e continua a piacere diventa tradizione”. Così muoveva un vecchio adagio pubblicitario che sarebbe delittuoso chiamare spot. Il Carosello ha formato due generazioni prima che l’edonismo reaganiano prendesse il sopravvento. Tra i diversi momenti di formazioni portati da quel movimento cangiante di scene, storielle che terminavano coerentemente con un messaggio e con un oggetto da promuovere, c'era il cremino.
Se il legame tra fatto rappresentato e oggetto poteva apparire arbitrario, c’era l’egida della ragione con voce descrittiva a costruire tra i due ambiti una coerenza che rimaneva nella mente del destinatario.
In queste storie è nato il cremino. Anche qui, la
denominazione non si attaglia all’ oggetto designato. Ma i suoi destinatari accettano lo stesso il ‘nomen’, confutando l’adagio medievale per
cui dietro un nome ci fosse necessariamente una sostanza rappresentata (‘nomen omen’).
Il cremino non aveva nulla di cremoso. Tutt’altro. Il cremino era l’unione tra
un strato delicato di cioccolato fondente e un interno denso di panna. L’unione
tra i due gusti dava un piacere indefinibile. Un piacere che è rimasto nel
tempo e come modulo ha trovato imitazioni che sono riuscite ad avere maggiore
successo (il Magnum, le palline dello Scacco Matto, fino alla Bomboniera) ma in effetti hanno
replicato il mood del cioccolato rigido, esterno, e una parte sostanziosa di
panna interno. Sul cioccolato ci sono state diverse varianti a seconda di
diversi gradi di integrità nella sua essenza, ma i degustatori effettivi non
avrebbero dubbi nel dare il primato al fondente.
A lasciare improduttiva la gamma del cremino non
furono solo le imitazioni, ma anche le nuove tendenze che vanno dal gelato
artigianale al cornetto algida, dalla coppa rica al ghiacciolo. Ora queste
tendenze si vedono passare per la frustra tendenza al nuovo che coinvolgerà
anche la stragrande parte del cosiddetto gelato artigianale che in effetti è
prodotto in larga scala.
IL motivo è che nel cremolato rigido di cioccolato
fondente si converte la corteccia solida di cui ogni ego è formato, anche
quando la parte interna determinata dal mobile, dal flessibile costituito dalla
nostra natura ci dice invece che la verità del mondo appare molto più nitida, universalistica,
mossa dagli stessi bisogni. Il cremino, in sostanza, raffigura perfettamente la
dimensione freudiana dell’Ego che racchiude perfettamente al suo interno il suo
Es ma da questi si nutre, perché senza la panna che funge da tappeto neutro e
dolce neanche lo strato rigido del cioccolato potrebbe essere apprezzato.
Il cremino, per tanto, è nostra immagine e
rappresentazione.