Con questa sentenza si riconosceva il diritto di ogni cittadino ad
essere de-indicizzato dal motore di ricerca. Questa sentenza era stata imposta
a Google. Ebbene, le autorità Ue Garanti della privacy hanno deciso di
elaborare criteri comuni per gestire i ricorsi e i reclami. Questo perché c’è
stato un rifiuto da Montain View. In sostanza, il motore di ricerca respinge la
richiesta di deindicizzazione. Ma a Bruxelles insistono: tutti i motori di
ricerca debbono adempiere agli obblighi imposti dalla sentenza della Corte
europea. C’è stata infatti una grande sollevazione di cittadini per rivendicare
il proprio diritto all’oblio. Quindi i Garanti sono lì a tutelare questi
interessi legittimi. Le Autorità hanno concordato di costituire una rete di
"punti di contatto" per scambiare rapidamente informazioni, e di
creare un "pacchetto" di criteri comuni per garantire un
approccio coordinato nella gestione dei ricorsi e reclami presentati da utenti
non soddisfatti della risposta fornita dai motori di ricerca. Quindi è stato
creato un nuovo database. Si tratta di un aggregato di informazioni
condivise. Sono le decisioni assunte man mano su questi ricorsi e reclami e
hanno messo a punto uno schema di analisi di tali decisioni, in cui sono
evidenziate le analogie o le differenze nelle valutazioni volta per volta
effettuate, soprattutto rispetto a casi particolarmente complessi o
caratterizzati da elementi di novità. Di qui si sono promossi incontri sia con
rappresentanti dei motori di ricerca, sia con rappresentanti degli editori e dei
media on line, al fine di seguire da vicino la delicata fase di attuazione
della sentenza.
La cosa è importante anche sotto il profilo dell’analisi sociologica.
Dimostra che questo mostro opprimente e schiacciante del bigdata che raccoglie
ogni informazione di ciascuno si possono opporre tanti “data” a controllo e uso
dei cittadini che si organizzano contro questi big data. E questo già sta
avvenendo.