Al cospetto di una regina chiunque si aspetta solennità. Non bellezza. E invece Elisabetta Prima è anche una bella donna. Non molto alta come mi aspettavo. Però sembra proprio ci sia un bel corpo sotto quelle vestizioni pesanti, folti capelli rossi, carnagione chiara, quasi lucente, mani lunghe affusolate. Parlandole, nel suo fare cortese, distaccato, appare però anche quel grado appena percepibile di civetteria della romantica donna inglese.
La gentilezza della conversazione non la risparmia dall'offrire quel primo impatto personale in cui appare un po' ruvida. Almeno per me. La incontro che è presa da ira funesta. Ma anche in quel momento la mutevolezza dello sguardo alterna sottigliezza degli occhi.
Quando diventa animale di conversazione, invece, domanda curiosa e ascolta con interesse. Assottiglia gli occhi, sembra voglia rubarti l'anima. Impone il silenzio e in un momento appare cupa per un breve istante dove sembra aver rielaborato tutto. Di qui, il sorriso che non si mostra di circostanza. Anche se spesso lo è. La sua corte non è di cortigiani, ma ha dalla sua le migliori teste politiche, militari del momento. Personalità che hanno rinunciato ad assecondarla scegliendo di parlarle come si deve parlare a un capo di stato, con estrema franchezza e anche ruvidezza se necessario.
Succede così che essendo l'ospite da Roma sono derogati i protocolli d'ingresso. Arrivo in breve al suo cospetto, la trovo nel prolungamento di discussione col segretario William Cecil, Bacon e Walsingham. Non vuole accettare una versione dei fatti che le hanno dato ed è fuori di sé.
Vedo la regina battere i pugni, alzare la voce come un ossessa, sputare a terra con gesto di chi disprezza quel di cui si sta trattando. Se ne infischia del fatto che un estraneo la osserva. Quando arriva la bestemmia dalla sua regale voce il condimento di tanta collera è completo. Impossibile per me mascherare lo stupore.
“Scandalizzato?” - Improvvisamente in modo sarcastico pare accorgersi che esisto – Proprio io che ho abbracciato il nuovo cristianesimo non mi preoccupo se offendo un dio che come me ha ben altro di cui occuparsi. Potrei offendermi per l'offesa avuta da un marinaio mentre impreca durante la tempesta? Così il buon Dio non se ne avrà male se una sua emanazione lo maledice. Si tratta della defaillance di un attimo. É un modo per chiedergli qual è la sua missione su questa terra! Quando non capisco quel che mi succede attorno, quando non capisco perché sono stata chiamata a tanto, proprio io, perdo i lumi. Sì! E queste sono le mie espressioni! Problemi per lei che è un servitore della Chiesa di Roma! Non per la regina d'Inghilterra”.
Nessun problema. Non sono mandato dal Papa. Le ho chiesto udienza per scriverne una storia. Posso porre alcune domande alla sua regale figura?
“La millenaria civiltà romana le ha insegnato a trattare col potere. Questo mi piace. Che questa conversazione abbia inizio”.
Partirei proprio dal fatto che non si contano tante donne nella Storia. Questo ruolo la esalta?
“No. Regnare e cingere una corona sembra una condizione di grande gloria a coloro che la contemplano ma non a chi ne porta il peso”.
Ritiene che una donna resista meglio alle lusinghe del potere?
“Posso solo dire che ho sempre cercato di non lasciarmi abbagliare dall'autorità regale, ma sono orgogliosa che Dio abbia voluto scegliermi come strumento della sua gloria per allontanare da questo regno i pericoli, il disonore, la tirannia”.
Che voto dà al suo governo?
“Il quesito lascio alle donne e agli uomini d'Inghilterra che non ho mai concepito come sudditi, ma come gente che lavora nelle città, nelle campagne e nei mari per la grandezza del nostro popolo. Loro tutti hanno avuto e avranno principi più potenti e più saggi di me, ma non ne hanno mai avuto e forse non ne avranno altri che possano amarli più di me”.
L'amore è una categoria politica?
“L'amore è una forza. È una dote consegnata naturalisticamente a ciascuna persona, ma in diverse qualità e quantità. L'impegno di ciascuno è gestirla con saggezza. Nel caso di una persona regnante la scelta diventa ancora più delicata. Se si sbaglia chi amare le scelte ricadono su tutto il popolo, non solo sulla propria persona come purtroppo accade a molte donne. Forse è anche per questo che per una donna è più difficile esercitare l'arte del governo. In una donna l'amore consiste in una movenza spirituale che accompagna ogni atto”.
In tema di amore. È vero che sposerà Lord Robert Dudley conte di Leicester?
“Certo che no. Io voglio che qui ci sia una sola padrona e nessun padrone!”
Vero che ebbe un figlio che ha fatto sparire per coprire il disonore di non avere un marito?
“Alla sua insolenza non risponde la mia persona regale. In verità ha già risposto la mia gente. Quando ebbi questa accusa preferii rimettermi al giudizio del popolo, giudizio che non poteva essere se non di disgusto per i calunniatori”.
Lei ama attorniarsi delle migliori menti del regno. Anche in questo consiste la differenza del modo di governare di una donna?
“Ascolto sempre i consigli e non mi fanno paura le verità più crude. Chiedo a tutti i miei collaboratori la verità, anche quella più indecente e dura da digerire. Ascolto, ci ripenso, medito, ma alla fine faccio sempre quel che dice la mia testa. Non mi faccio spingere in decisioni avventate. Preferisco sempre aspettare e vedere. I nodi spesso si risolvono da soli. L'impetuosità maschile spesso è ridicola”.
Come è sicura della fedeltà dei suoi collaboratori?
“Semplice. Li pago bene e faccio fare loro una bella vita. Quale posto al mondo è meglio della corte d'Inghilterra? E poi sono una donna. Dopo averli con me riesco a prendere da loro anche i sentimenti. Lo stesso modo in cui gli uomini trattano le donne”.
Non sente il suo stile e quello degli isolani un po' troppo ruvido? Almeno se confrontato con la diplomazia di Francia...
“La Francia? Ci deve 401.734 sterline, 16 scellini, 5 pence e mezzo. Lo ricordo bene perché ho appena firmato l'ingiunzione di pagamento”.
E il confronto con lo stile della Spagna come lo regge?
“Piuttosto sono loro che non reggono il confronto con noi. Delle centotrenta navi, delle tremila bocche di fuoco, dei trentamila uomini della Invencibile Armada solo un terzo sono tornati a casa. Recandosi all'isola di Whight ancora si trovano marinai spagnoli che hanno trovato ricovero lì, preferendo i nostri velieri leggeri, agili, invece della loro prosopopea con la quale hanno costruito la loro flotta”.
Vittorie che non le piacerebbe condividere con un uomo? Uno tra le persone più fidate. Le è difficile scegliere?
“Il mio marito si chiama Inghilterra”.
Mi dicono che invece si è invaghita del giovane conte di Essex ...
“Quel ragazzo mi piace. Lo ammetto. Riesce a farmi sentire giovane ma abbiamo avuto dissapori. L'ho schiaffeggiato in pubblico e lui ha fatto cenno di impugnare la spada. Un gesto per il quale lo avrei potuto mandare a morte”.
E invece lo ha perdonato? Quindi lo ama!
"No. L'ho mandato a morte. Mi ha ferito una frase trafugata nel suo epistolario che mi hanno consegnato. Parlando di me ha scritto: 'la regina incurva la sua anima come incurva il suo corpo di vecchia carcassa'. Così mi vede. La donna lo avrebbe salvato anche se la regina lo avrebbe mandato a morte. Ma ora anche la donna ha deciso di mandarlo a morte e così sarà”.
Nella sua corte, a parte qualche incidente diplomatico ci si diverte. L'Inghilterra con lei è rinata. Ma anche lei è rinata con l'Inghilterra. Non fa una vita poco sobria per essere British style?
“Molto di me può essere sospettato ma nulla dimostrato. Lo stesso che scrissi col diamante del mio anello sul vetro della cella che mi teneva prigioniera per tre mesi nel castello di Woodstock”.
Come vuole che la ricordi la Storia?
“Come la prima donna. Una donna che non si è mai piegata. E spero che questo senso sia inteso fino in fondo”.