I sessantottomila morti in più che il 2015 fa registrare in più rispetto all'anno precedente hanno già un assassino: l'inquinamento. Facile la condanna per un inquisito contumace che non può difendersi. Non si capisce dove possa ricavarsi il dato dell'inquinamento se non dall'aumento delle polvere sottili, le cui origini e i cui effetti reali sono tutti da determinare.
Ed è lo stesso Umberto Veronesi a dire che “tumori al polmone e malattie cardiovascolari riconducibili in qualche modo all’aria che respiriamo sono in diminuzione”.
Eppure in Italia sono stati piantuamati migliaia di ettari di bosco. Nel 2005 ne avevamo 10,4 milioni. Un terzo dell'estensione dell'Italia. Dopo dieci anni l’estensione arriva a undici milioni. Fumose le argomentazioni che additano alla deforestazione le cause dell'inquinamento. Potrebbe invece dimostrarsi il contrario: maggior numero di verde incontaminato maggiore inquinamento. Le ragioni? Le trovino i cosiddetti scienziati dell'ambiente! I numeri che loro amano tanto dicono questo. E non si vede perché solo certi numeri debbano essere banditi, nel senso evidenziati. Gli altri, quelli evidenziati, siano banditi – cioè messi al bando, stigmatizzati, negati, oscurati.
Eppure quella della forestazione è una politica europea sistematica. Secondo forest.org dal 1990 al 2015 in Unione europea sono stati piantumati alberi con aumento della presenza di boschi per 17,5 milioni di ettari (la grandezza del Friuli Venezia Giulia). Quindi quanto avviene in Italia succede anche nel resto d'Europa, quindi esclusa anche l'ipotesi che l'inquinamento sia importato.