Ci sono due forme di
gravità in questa dinamica. Da una parte mettere al centro il contratto è tutto
il contrario della pratica che adottò Craxi e successivamente Berlusconi, nel
2001. Loro firmavano un contratto in cui i due contraenti che erano: 1) i soggetti
politici e 2) gli elettori. Prima delle elezioni. Non dopo. IL voto a favore
doveva dimostrare che questo contratto era firmato anche dagli italiani.
Salvini e Di Maio firmano un contratto tra di loro. Solo loro due sono i
contraenti di questo contratto. Non ci sono gli italiani. (Cosa risibile è il
sondaggio nella piattaforma Rousseau. Voteranno alla spicciolata pochissime
persone). L'altro elemento di gravità in questa formazione di governo consiste
nel fatto che la sua ultimazione verrà resa pubblica sulla piattaforma Rousseau
prima della presentazione al presidente della repubblica. Sullo sfondo c'è il
terrore per il ritorno di Berlusconi per cui si vuole che il governo duri il
più lungo tempo possibile affinché in caso di elezioni potrebbe tornare a fare
l'asso piglia tutto. Ma c'è un altro elemento orrido in questa pratica. Almeno
per come la si evidenzia. Concentrarsi tutto su un programma nel dettaglio per
cinque anni e mettere da parte la questione della persone che dovranno attuarlo
significa negare ogni autenticità, ogni autonomia piena, ogni valore di
intervento specifico dell'esecutivo per il futuro. Saranno come dei soldatini
che dovranno eseguire i compiti elaborati da queste due grandi menti che sono
Salvini e Di Maio? Dio ci salvi dai grandi elaboratori. Dio ci salvi dalla
retorica delle regole e della tecnica.