IL 25 gennaio 2019 avrebbe compiuto ottanta anni ed è esercizio ozioso stare a menarla dicendo quanto manca all’attuale scena culturale un personaggio come Giorgio Gaber. Tanto più infruttuoso fantasticare su cosa avrebbe concentrato la sua attenzione: in una realtà dove il grottesco è la prassi le cronache di tutti i giorni gli avrebbero rubato il repertorio. E d’altra parte Gaber non si soffermava sui fenomeni eclatanti ma sui dettagli che da lui raccontati rendevano esplicite contraddizioni e sofferenze sulle quali altrimenti si stendeva il velo il silenzio dell’ineffabilità. Nasce così la ballata di Cerruti, il Signor G, Shampoo, La Libertà … E le opere che lo renderanno un pezzo di letteratura del Novecento: Far finta di essere sani, Anche per oggi non si vola, Libertà Obbligatoria, Polli di Allevamento fino al Il Grigio. Solo soffermandosi sui semplici titoli emerge la satira su quegli “anni affollati” che vanno dai Settanta al Duemila. Un punto di vista graffiante, il suo, che contestava la contestazione, che malediva il perbenismo e bersagliava anche le ipocrite anime belle esaltando la loro vacuità. Il tono oracolare rischiava a volte di apparire semplicemente moralistico ed era in quel momento che arrivava la canzone in grado di dare leggerezza nel dipanare i contorni dei problemi. Un esercizio dialettico oggi può consistere nello sforzo di dargli una collocazione storico culturale, se proprio non è sufficiente semplicemente gustarselo ascoltandolo. E allora si noterà che il dato più sorprendente consiste nell’attualità di gran parte delle sue produzioni. Mentre gran parte dei musicisti e degli interpreti di teatro scontano il loro esser dati, storicamente determinati, testi come Libertà Obbligatoria, Angeleri Giuseppe, Anche per Oggi non si vola, Qualcuno era comunista, e tante altre ancora presentano ancora tanti piani di attualità perché scaturenti da problematiche esistenziali e non semplicemente dalla voglia di stilettare i suoi tempi.
“Mio nonno è sempre mio nonno
È sempre Ambrogio in ogni momento
Voglio dire che ci ha un suo comportamento
Mio nonno assomiglia a mio nonno
L’interezza non è il mio forte
Per essere a mio agio
Ho bisogno di una parte”…
Al suo teatro canzone non sono mancate uscite di registro, come su Se Fossi Dio, ed è il destino di chi si spinge avanti sulle contraddizioni dell’attuale: esporsi troppo. Incomprensioni su: “caro vecchio zio fascista” e “l’inspiegabile allegria” … Interpretate come emblema del riflusso nell’intimistico. Si trattava e si tratta di una sfera che riguarda e riguardava ciascuno di noi. Per tanto non cessa di mostrarsi per la sua attualità.