14 marzo '19 -
EsteticaInanità di ZingarettiDebolezza della democrazia e del partito che pretende di rappresentarlaDa ex ex ex ... Postumo e sopravvissuto, vi dico che quella di mettere dentro uno stesso contenitore politico liberali e socialdemocratici è il grande problema del riformismo. In Italia ha tentato e fallito il teorema Pds con Occhetto. E' naufragato proprio sul vuoto di strategia il partito Ds di D'Alema, ha pagato col fuoco interno incrociato L'Ulivo di Romano Prodi. Condannato all'inanità il tentativo assemblatore di Veltroni. Questo in Italia. In Inghilterra ha pagato pegno il partito laburista perché Tony Blair ha portato questo disegno in eccessiva chiave liberale. In Spagna ha pagato pegno Zapatero che ha peccato di demagogia. Come potrebbe riuscire il povero Zingaretti con una scorta di personalità, di cultura e di carisma così debole? Se fossi dentro un partito di destra opporrei sostanzialmente questo. Con un'aggravante. Quando a sinistra si sono trovati un leader naturale, Matteo Renzi, un altro che sapeva dove andare cosa fare e come muoversi, Marco Minniti, i due sono stati fustigati dai loro pretoriani. Che prospettiva riesce a dare oggi il progetto progressista? L'inconsapevole riflusso a destra, secondo me, è dettato principalmente dalla coscienza - anche se non tematizzata apertamente - di questa realtà. Ed è per questo che nella nostra scena c'è solo la destra che può esprimersi in modo basico senza troppo preoccuparsi di dare una linea o una prospettiva a quel che fa. E' perché non ha avversari. Anche il centrodestra è finito con la fine effettuale di Silvio Berlusconi che ha inventato questa formula. I Cinquestelle sono un coacervo di demagogia, ribellismo, ma soprattutto accordi con le molte realtà sociali in fermento - realtà con le quali ha siglato ogni volta un patto che poi si è trovato a non rispettare. Ed è in tal senso che i Cinquestelle non hanno storia se parliamo di politica. (Fanno clamore, polemica, colore, ma la politica sta da un'altra parte. Può servirsi di questi momenti ma per arrivare a una soluzione pratica che i Cinquestelle non hanno). I democratici, quindi, sono in crisi tanto più perché è la democrazia ad essere in crisi. E Zingaretti non sa proporre altro che i bar del confronto tra gente convinto che funzionino leninisticamente come erano le sedi del partito comunista, dove entravano idee e confessioni diverse con la sicurezza di addomesticarle ben presto alla dialettica marxista e alla teoria della prassi. Ma quale dialettica, quale prassi mi propone Zingaretti? La vendita del Nazareno? Infilarsi nella polemica sul TAV rischiando di far compattare il governo invece di fargli rompere le corna sulle sue divisioni? Tutto ciò non è triste per i democratici. E' triste per tutti perché ci troviamo in una rappresentazione teatrale senza attori.