IL nuovo inizio può esser determinato dai teenager? Nei giorni recenti siamo stati attraversati da entusiasmo popolare quando a parlare sono stati dei ragazzini. Ha aperto la strada Greta e il suo sermone sul clima e sul dovere da parte dei politici di far abbassare il livello di anidride carbonica presente in atmosfera, quella almeno determinata da inquinamento industriale. A seguire i tredicenni che hanno sventato l’attacco terroristico nel milanese salvando la loro vita, ma ponendo anche la centralità del riconoscimento di ogni giovane nato in Italia come cittadino. Segue il famoso botta e risposta tra un ragazzo e un militante di Casapound (o Forza Nuova) durante la protesta per l'arrivo dei zingari a Torre Maura. IL ragazzino risponde al militante esponendo in modo chiaro e conciso che la lotta è contro la condizione di invivibilità del quartiere e contro chiunque accentui questa condizione di degrado. “Se è negro o zingaro non è questo il problema” – ha detto chiaramente il ragazzino superando l’incombenza psicologica del giovane tosto e più grande di lui ma anche quella del cinquantenne che gli arringa col dito sul petto. Tre esempi, sicuramente casuali, che fioccati l’uno dietro l’altro, servono a porsi un quesito: la possibilità di innovare la dobbiamo lasciare ai giovanissimi? Forse il non avere retro pensieri, il fatto di non essere eccessivamente condizionati dagli stimoli ambientali porta a formulare valutazioni che dovrebbero esser del senso comune ma che il senso comune ha perso? Forse i rivoli del politicamente corretto, da una parte, del becerismo revanscista, dall’altra, non attecchiscono sulle nuove generazioni? La domanda potrebbe suggerire la risposta. Che siano nati con gli anticorpi? O semplicemente, loro, lungi da farsi possedere dalle paure dell’inconscio, sfuggono ai vari riflussi ad un ordine inesistente e innaturale. Sicuramente piace per un attimo pensare questo e sospendere la consapevolezza che il fenomeno Greta sia prodotto da una sovrana costruzione mediatica. Che i ragazzi nell’autobus hanno fatto quel che qualsiasi ragazzo sveglio avrebbe fatto e che giustamente non percepiscono alcuna urgenza di ottenere la cittadinanza italiana, essendo per loro un problema remoto. Che ragazzi come quello riprodotto nel video mandato dal Tg2 ce ne sono a iosa e ci sono quando ottengono nelle famiglie un’educazione corretta, senza traumi, né aggressioni alla loro interiorità. Che esporre certe idee semplicemente non è di moda, data l’attenzione pruriginosa che ogni mezzo di comunicazione riversa nei casi di aggressione esaltata da un gruppo etnico-sociale contro un altro. Quindi ben venga chi non parla secondo la tendenza del momento e se lo fa è perché può farlo in quanto avente un’educazione diversa. In questo caso avremmo solo una controtendenza culturale minoritaria avversa ad un’altra prevalente e facilmente bandita (in entrambe i sensi). Ma si vuole pensare invece che la fondazione di un pensiero nuovo possa avvenire col ritorno alle cose del senso comune. Recependo cose e situazioni per quel che di nuovo possono dare – in positivo o negativo – senza doverle assemblare ad esperienze pregresse, vissute o tramandate. L’approdo al nuovo quindi avverrebbe col considerare il nuovo come tale. Ogni volta.