Più grasso meno cervello. Aumentando la pinguedine diminuisce
anche lo spazio nel cervello per materia grigia e livelli direzionali per il
movimento. La rilevazione non è nuova. Ma stavolta la rilevazione è avvenuta in
modo, per così dire, empirico. Sono stati osservati i cervelli di dodicimila
persone. Attraverso la risonanza magnetica sono state rilevate notizie su
materia grigia (neuroni) che su sostanza bianca (connessioni). E per uomini
e donne c’è differenza. Negli uomini la tesi e specificamente inverata: più
grasso uguale meno materia grigia (“circuiti di ricompensa” a “movimento”).
Nelle donne più grasso è invece semplicemente legato a un deficit nella
direzione ai “movimenti volontari”.
Quindi chi ingrassa deve temere l’involuzione della demenza.
A dirlo una ricerca pubblicata su Radiology ( https://pubs.rsna.org/doi/10.1148/radiol.2019181012 ).
L’immaginario generale è stato sempre legato alla figura sapienziale del saggio, pingue, seduto, tendente all’immobilità, che proferisce verbo e lancia massime illuminanti oppure indica ipotesi e percorsi che gli astanti non avevano supposto. Era l’Orson Welles oramai invecchiato e l’Alfred Hitchcock dei film brevi che chiosavano a commento. Era il Buddha così come tramandato nella vulgata per l’Occidente benevolo e attento. Era Cavour che a tavolino inventava l’unità d’Italia. Era Winston Churchill che con la sua visione vinceva la guerra più importante della Storia … Niente di tutto questo.
Dobbiamo forse pensare che pezzi di nostra Storia e dell’Estetica
del Novecento siano stati regolati da semi dementi?