In
una ricerca della Binghamton University pubblicata su Evolutionary
Behavioral Sciences ci si è presi la briga di simulare i dati
dell'Indice di massa corporea di poco meno di quattromila personaggi
Marvel. Ebbene, la differenza sostanziale tra supereroi maschili e femminili
balza agli occhi. Così facendo si mette in rilievo il tipo di
modello maschile attuale, come di quello femminile. Ebbene, gli
uomini in media sono obesi, mentre le donne sono molto magre.
Degne di analisi invece sono i rapporti di forza tra uomini e donne, nel fantasmagorico Marvel. E ancor più il rapporto con la morte.
Sempre in Endgame il ruolo della donna sembra fare un passo indietro, rispetto ai precedenti film. Nel finale dello scontro tra eserciti si cerca di riparare con un improbabile esercito di donne che fronteggia i nemici, ma in tutto il film le eroine femminili non decidono. Sono in netta minoranza. La sola Scarlet decide per sacrificare la vita per arrivare all'obiettivo. La motivazione è sullo sfondo. IL supereroe salvato ha moglie e famiglia, lei no. Come se essere in stato di amorevoli corrispondenze sostenga maggiormente il diritto ad essere in vita.
E sempre in tema di vita e morte, si affronta la caducità degli stessi protagonisti. Come eroi omerici i supereroi muoiono nell'adempimento del dovere: salvare la propria comunità. E lo fanno sempre per scelta. La morte fa parte del gioco e non può esser sospesa, come si vorrebbe in questo ennesimo racconto del bene contro il male. L'importante – qui il riscatto sull'ineluttabile per cui i supereroi apparirebbero impotenti – è che la morte arrivi per scelta, non sia trovata per accidente o per caso, come avviene nei comuni mortali.
Ed allora il sovrappeso per i maschi e la scheletricità per le donne si presenta come coerente alla narrazione: un modo per far morire la morte.