Fino a ieri WhatsApp era il socialnetwork dei segreti. Dopo la falla registrata, o meglio, divulgata il 14 maggio 2019 cade anche questo mito. Chiaro è che nessuno aveva mai creduto all'effettiva estrema sicurezza di questo sistema. Che l'end to end fosse blindato rispetto le incursioni di curiosi cibernetici poteva essere una lusinga ad usare in modo trasgressivo, con la facilitazione di trasmissione di foto indecenti, grazie all'uso dichiaratamente scriteriato di questo mezzo.
Ma più che altro deve valere la laica consapevolezza del disinteresse totale, per il mondo, per i più, alla nostra personale vita.
Al pari dell'inquinamento atmosferico, la consapevolezza che lo specifico del nostro uso personale sia incerto, o almeno superabile, è un male di cui accettiamo l'incombenza. Questo per addivenire ad un'utilità la cui praticabilità superi il timore della violazione.
In altri termini, uso e continuo ad utilizzare l'automobile e a riscaldarmi con le normali modalità condominiali anche se conosco il nocumento arrecato alla respirabilità dell'aria. Riscaldarsi, come muoversi in auto sono cose di importanza pratica troppo immediata per comprometterne la quotidianità in considerazione di un pericolo remoto.
E poi, nell'ambito degli usi consueti, il bene ricavato è personale. Nell'ambito dell'ipotesi di pericolo il problema è collettivo, oltre che remoto. Collettivamente ci si difenderà.
Ma il problema della violazione alla conoscenza della vita privata consiste nel fatto che per la prima volta nella storia dell'umanità può esser facilmente vulnerata. E lo è. Sistematicamente.
Succede quando camminiamo per strada e siamo ripresi da telecamere. Succede allo stadio, dove pensiamo di confonderci per essere tutti dentro l'evento ma il nostro volto può apparire sul teleschermo se il regista decide di darci questo lancio.
Quindi mai come oggi angoli della nostra vita privata possono esser violati e resi pubblici. Anche se non siamo persone pubbliche.
Ed è per questo che il diritto alla riservatezza viene sancito come valore: proprio in quanto è stato violato.
IL vantaggio consiste nella maggiore reperibilità di persone che si facciano protagonisti di atti criminali o comunque eversivi.
Con buona pace per la sicurezza, la caduta della riservatezza appare il pilastro dell'imperativo alla commendevolezza. Perché non solo il fatto criminale può essere smascherato, ma anche la trasgressione.
Senza privacy sicuramente non sconfiggeremo la criminalità ma avremo migliori probabilità di reprimerla.
Tutto da vedere se ci ricondurrà a comportamenti ossequiosamente probi.