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06 luglio '20 - Matematica
Emissioni zero di anidride carbonica
Obiettivo raggiungibile solo attraverso l'incremento della tecnologia


Inquinamento atmosferico e cambiamento climatico non vanno confusi. L’inquinamento atmosferico si presenta su scala locale. IL suo regresso appare un dato incontrovertibile. È l’innovazione tecnologica che ha consentito che i veicoli fossero meno inquinanti. Ma non si deve rimanere intrappolati dalla retorica della bicicletta e del monopattino. In Olanda e Danimarca dopo decenni di incentivazione all’uso, dopo che la Svizzera ha promosso il treno, questi tre paesi hanno conosciuto l’emissione di anidride carbonica pro-capite maggiore dell’Italia. Immesse più tonnellate di anidride carbonica nel 2019 che negli anni precedenti. Dal 1990 al 2017 l’anidride carbonica emessa è passata da ventidue miliardi di tonnellate a trentasei. Ma è anche vero che l’emissione causata dagli Stati Uniti si è ridotta di otto punti percentuali: da ventitre a quindici per cento. L’Europa è passata dal venti al dieci. La piccola Italia ha collaborato passando dal due all’uno. La ricerca dovrebbe quindi concentrarsi sulla diminuzione del costo della produzione a costo di energia minore e ad emissione zero di anidride carbonica. Ma secondo Roger Pindyck della Sloan School of Management il futuro del clima è in una nebulosa. La previsione di incremento termico corrispondente al raddoppio di anidride carbonica oscilla tra 1,5 e 4,5 °C. Si prospetta che nel 2100 arriveremo a un riscaldamento di tre gradi. Nella stessa data, conseguentemente, si ridurrebbe il Pil globale del 2,6%. Si fa gran parlare di emergenza ambientale e di riscaldamento del globo ma i dati a supporto della tesi come della sua confutazione, appaiono ancora impugnabili. Ciò non toglie che per il miglioramento delle condizioni dell’aria che respiriamo e dell’acqua si possono attuare azioni di miglioramento qualitativo, al di là del terrorismo ideologico col quale si indica una catastrofe imminente. Catastrofe per essere annunciata da venti anni rischia di diventare un argomento risibile. Rischia cioè di non determinare quelle sollecitazioni indispensabili per effettuare grandi investimenti. Dovremo dire che il benessere del pianeta è un imperativo, indipendentemente dal suo stato di condizione attuale e prospettivo. Nelle motivazioni però insorge il primo problema: inserire questa dialettica nell’analisi costi-benefici, al pari di una qualsiasi opera pubblica. Anche se un intervento come aumentare la spesa pubblica per le ferrovie non dovesse dare risultati risolutivi, non toglie che possa essere una linea da perseguire, se allevia il carico di inquinamento dell’aria. Va detto che negli ultimi anni l’inquinamento atmosferico è stato fortemente ridotto.