Il 22 giugno 1815 fui convocato con grande urgenza dall’Imperatore. Napoleone Bonaparte aveva raggiunto fortunosamente Parigi dopo il disastro a Waterloo. In primo tempo pensava di organizzare una resistenza ma i ministri e la Camera dei deputati facevano pressione affinché lo sconfitto si togliesse di mezzo per trattare coi vincenti le condizioni di un nuovo governo senza l’incomodo. Napoleone voleva lasciare un testo che rimanesse alla storia. Voleva scrivessi per lui un memoriale che però non aveva il tempo di scrivere lui stesso, nei due giorni precedenti che sicuramente sono stati i più drammatici della sua vita.
Prima di arrivare nelle sue stanze incontrai La Fayette – uno dei vicepresidenti – che praticamente mi urlò in faccia: “Dite a Bonaparte di inviarci la sua abdicazione, altrimenti gli manderemo la sua deposizione”.
Trovai l’Imperatore in piedi in posizione statuaria, quasi posasse per un pittore. Solo che aveva davanti una finestra e non fece cenno al mio ingresso. In tenuta militare, appena presi posizione sullo scrittoio fu lui a pormi la vexata questio: “Dopo di me l’Europa non potrà fare a meno di avere un volto nuovo. Feudalesimo e chierici sono stati cancellati, non potranno mai più tornare a gestire condizioni di potere. Con me si è formato il primo stato formato sull’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Gli uomini e quel che producono si misurano su quel che riescono a fare le loro attività. Ed io sarei uno sconfitto?”
Imperatore, dobbiamo decidere quale taglio dare a queste righe. L’Imperatore come saluta il suo popolo? Come portatore di modernità? Come l’uomo che ha trasmesso la Rivoluzione francese nel mondo? Come il portatore di un “ordine nuovo”?
“Tutte queste cose. Non potrei rinunciarne ad alcuna. In cima a tutte però la dimostrazione che valori nuovi, una nuova organizzazione dello stato, formato dal popolo, non deve essere necessariamente il popolo rivoluzionario ad affermarla nel mondo. Ci riesce molto meglio un uomo con un’autorità totale, che prende in consegna il destino del suo popolo.”
I suoi detrattori opporranno che non servivano tante spedizioni militari.
“Un paese come la Francia, culla della civiltà e della cultura d’Europa, non poteva fermarsi a gestire il proprio ed essere semplicemente di buon esempio nel mondo. La Francia ha la missione consegnata dalla storia di educare il mondo e questo è possibile solo entrando, manu militari, in altre condizioni storiche. E poi ho sempre attaccato prima che gli altri ci attaccassero. La Francia non aspetta. Non ha mai aspettato. La Francia è avanti.”
Imperatore, ora la Francia è in ginocchio.
“Lo era quando nel 1789 ha rovesciato gli equilibri. Da allora lo Stato, così come si presentava era estinto. E questo è stato un terribile pericolo per i poteri arcaici di un’aristocrazia decrepita che ha fatto di tutto per riprendere il suo. Un Paese in piena rivoluzione non avrebbe resistito più di tanto senza di me. La mia azione d’attacco è stata più che altro una guerra di difesa, di difesa dei nuovi valori, di difesa della Francia.”
Non era meglio finirla dopo Lipsia e accettare un esilio mite all’Elba?
“Non era meglio perché era l’Europa a non volerlo. Senza di me era impossibile trovare un nuovo assetto e sono certo non verrà trovato adesso.
Immagino una forte operazione di restaurazione per riportare il re e l’equilibrio dei poteri ante quem, ma non durerà.
La Storia non torna mai indietro né concede ricorsi veri e propri.”
Imperatore, lei è un militare. Non possiamo scrivere un trattato di storia!
“Il più grande filosofo della storia che abbia mai conosciuto si chiama Van Clausewitz, un esperto in cose militari. Prussiano. Diceva: 'Una volta abbattute le barriere del possibile, che prima esistevano solo nell’inconscio, è estremamente difficile rialzarle”.
Cosa significa?
“Una volta che la Francia ha dimostrato al mondo che un altro mondo è possibile non è stato consentito tornare indietro, Bisognava accettare questa missione affidata dal nostro destino e saperla interpretare con coraggio.”
In questo memoriale potremo esaltare le vittorie e valorizzare la visione militare…
“No. Sarebbe vanesio. Inutile. Riduttivo, a confronto della portata del nostro messaggio emancipatore.”
Un grande musicista austriaco, Beethoven, le ha già dedicato una sinfonia?
“Spero non ci si annoi neanche un attimo ad ascoltarla.”
Un grande filosofo tedesco, Hegel, ha scritto di aver visto in lei lo spirito del mondo quando entrò a Jena?
“Lo vede? Forse avrebbe scritto qualcosa di più ponderato lui che noi due. Ma chiedere una cosa del genere a un tedesco credo sia veramente esagerato. Comunque, dimostra che avevo ragione. È la Storia che dà torto o dà ragione anche quando sono i vincenti a scriverla.”
Quindi potremo iniziare da questo concetto…
“No! Scriva: 'Mi offro olocausto all’odio dei nemici della Francia”. Una pausa di un minuto che nel silenzio sembrò un secolo. “Unitevi tutti per la salvezza pubblica e per rimanere una nazione indipendente”. E più non dirò.