Al fine di dare una spiegazione del fatto di come la visione da cui scaturisce la tecnica di informare presupponga proprio visioni condizionate da una parte del comune intendere affermato da una visione positivistica. Al fine di estrema sinteticità ci si aiuta da alcune asserzioni del Tractatus Logico Philosophicus di Ludwig Witgenstein.
1.1 Il mondo è la totalità dei fatti, non delle cose.
- Non esistono cose, oggetti semplici se non nella composizione di un fatto. E non centra che un oggetto o una cosa possono essere astratti come singoli. Questi saranno sempre in funzione di una serie di fatti, predicazioni, asserzioni, descrizioni, definizioni in cui questi oggetti (cose) sono parti.
1.11 Il mondo è determinato dai fatti e dallessere essi tutti i fatti.
- Il fatto traspare come sinonimo di esistenza. Ma fatto, di per sé, è unespressione che può esser tralasciata, messa come sottointesa. Ad esempio, le espressioni tipo: Sono preoccupato dal fatto che è aumentato il numero dei poveri, Sono addolorato dal fatto che il signore è morto possono esser sostituite dalle altre identicamente significazionali: Sono addolorato dalla morte del signore, Sono preoccupato dellaumento del numero dei poveri. Così come tralasciamo di affermare lesistenza quando trattiamo di persone o cose considerandola implicita nellenunciazione dei nomi di cui quelle cose sono espressione.
La necessità dellenunciazione di espressione come fatto o fatti arriva dalla necessità di riconoscere le cose che accadono: la cognizione della realtà, del mondo, delle cose presenti in prossimità sussiste in virtù del fatto, appunto, che riconosciamo le nostre storie, gli accadimenti come concatenazione di fatti. Non si dà cosa immediatamente presente o anche speculare che non sia inscrivibile nella logica compositivo-verbale dei fatti. Senza i fatti non cè il mondo.
1.13 I fatti nello spazio logico sono il mondo.
- I fatti hanno necessità di una griglia cognitiva e ri-cognitiva che consenta di riconoscerli come tali. Attraverso di essa i fatti esistono.
1.2 Il mondo si divide in fatti.
- Ripetizione tautologica che si presenta con le stesse caratteristiche del fatto. Noi si intende un fatto del tipo #Mario mangia la mela#. In questa fase poco importa se lo stesso fatto può essere espresso in diverso modo e non essere, a ben guardare lo stesso fatto. Ad esempio non diciamo esattamente la stessa cosa se diciamo #La mela è mangiata da Mario# oppure #Mangiare, come Mario con la mela#. Quando si intende fatto, lo si intende come la fusione di questi diversi stati di cose in una sola perché unica fattuale nel mondo. I modi diversa di intenderla attengono alla posizione di chi si pone nei termini dellaccadimento. Sia che ci si trovi dalla parte di Mario, della mela o del mangiare, il fatto esterno descritto resta identico. Questo presuppone il sussistere di Stati di Cose.
2. Ciò che accade, il Fatto, è il sussistere di Stati di Cose.
Questo modello descrittivo dà per implicito quel che è un ideale di terzietà davanti ai fatti tutto da dimostrare nelleffettiva praticabilità. In qualsiasi stato di cose ciascuno di noi si fa sempre e comunque partecipe in qualche modo. Anche il punto di vista più esterno e distaccato implica un punto di vista e una misura del distacco.
Nondimeno su questo poggia il presupposto di non parzialità da cui deve partire il testimone del proprio tempo, lo storico dellattuale.
Si ripete: questa visione è contestabile. Certamente. Ciò non toglie che è lunica possibile, pena il far ricadere il diritto di informare il lettore in composizioni gravide di soggettività, impressionismo, espressionismo, fatuità, aforismaticità, astrattezze fortemente esplicative ma che attengono maggiormente al mondo dellarte e non al sapere tecnico di chi descrive quel che accade sulla base di quel che sa mettendolo a disposizione del lettore perché abbia cognizione informata dei fatti. Esempio: in uno scenario di guerra non ha senso descrivere semplicemente una sparatoria senza indicare gli elementi che lhanno prodotta e il clima di tensione da cui è generata.
2.0124 Se sono dati tutti gli oggetti, sono dati con ciò tutti gli stati di cose possibili.
- Luso dei termini dare espressione solo a oggetti semplici, ostensibili, indicabili con un dito. Ciascuno oggetto preso in tutti i risvolti rimanda direttamente al mondo in cui è inserito. Nomi che forniscono espressione a ogni oggetto entrano in relazione tra loro con tutte le possibili relazioni che sussistono tra loro.
3.24 La proposizione che tratta del complesso sta in relazione alla proposizione che tratta d'una parte del complesso. Il complesso può esser dato solo mediante la sua descrizione, e questa sarà giusta o no. La proposizione dove si parla di un complesso sarà, se questo non esiste, non insensata ma semplicemente falsa. Che un elemento proposizionale designa un complesso si può vedere da una indeterminatezza delle proposizioni ove l'elemento occorre. Noi sappiamo che da questa proposizione non ancora tutto è determinato. (La designazione di generalità contiene infatti un archetipo).
- Come nel rapporto tra termine e proposizione, anche tra proposizione che fa parte di un complesso di proposizioni che definiscono un insieme e la proposizione che è parte di questo si deve stabilire un rapporto funzionale. In ciascuna di questa frase deve esser leggibile tutto il mondo di cose presenti in questa complessità ed anche dellasserzione che rappresenta questa complessità. Questa non può denotare nella generalità il complesso di cose presenti. Ciò si intende nel senso che la proposizione che indica la generalità delle cose presenti nel complesso di proposizioni deve essere confutabile per le parole e cose designate. Rifiutare il riferimento a designazioni che non abbiamo un corpo che non siano nomi designativi.
3.42 Quantunque la proposizione possa determinare solo un luogo dello spazio logico, tuttavia deve essere già dato da essa tutto lo spazio logico. (Altrimenti dalla negazione, dalla somma logica, dal prodotto logico etc. sarebbero introdotti sempre nuovi elementi - in coordinazione - ). (L'armatura logica intorno all'immagine determina lo spazio logico. La proposizione traversa tutto lo spazio logico.)
- Non si dà nome o cosa, allo stesso modo non si dà proposizione senza che questa evochi tutto il mondo in cui viene composta.
4.12721 Il concetto formale è già dato non appena è dato un oggetto che cade sotto esso. Dunque non si possono introdurre oggetti di un concetto formale ed il concetto formale stesso quali concetti fondamentali. Dunque non si possono introdurre quali concetti fondamentali ad esempio il concetto di funzione ed anche funzioni speciali (come Russel) o il concetto di numero e determinati numeri.
- È sufficiente un oggetto per avere tutto un mondo. Un oggetto rappresenta il suo mondo e linsieme dei mondi in cui entra come parte integrante. Un mondo è linsieme di cose in cui si inseriscono tutte le sue cose e linsieme di stati di cose che si inseriscono in questo mondo. Tanto che una volta dato un mondo di questo tipo non possono esserne aggiunti altri ad libitum.
Il nostro linguaggio va bene purché si comprenda la sua sintassi (cfr T 4.002) e si riconoscano le ruote che girano a vuoto (WWK, p. 48)
- Linsieme dei nomi e delle locuzioni da noi usate normalmente fanno già parte di questo mondo nel quale ci si può regolare con molta onestà espressiva. Decisiva per laderenza tra parole e cose, tra asserzioni e fatti che non ci siano nomi e proposizioni in cui il significato laderenza a qualche cosa di visibile faccia vacanza.
E poi non c'è anche il caso in cui giochiamo e "ci facciamo le regole mentre andiamo avanti?" (Ricerche filosofiche, 83)
- Non esistono tavole di verità. Non esistono leggi imperiture. Il sistema di funzionamento nel meccanismo espressivo è soggetto a continue modifiche tanto che le sue leggi e regole possono e debbono essere modificate nel corso del farsi espressione.