02 febbraio '22 -
EsteticaMonica Vitti02.02.2022 una data che resta Il distacco dalla vita mondana di una dea non deve lasciare mestizia. Ci aveva dato il tempo per abituarci al distacco fino all’assenza e nel suo viversi come artista ha rappresentato quel senso di straniamento che non avrebbe avuto altre possibilità di trovare un nome al di là del suo esclusivo esserci.
L’occasione di Monica Vitti consente di approfondire una categoria dell’indicibile che consiste nell’oltre della bellezza. Quel senso estetico – si intende – che va ben oltre la bellezza che si conosce nella vita reale, sia nel senso della compiutezza della forma sia nel senso della “bellezza legata all’interesse” di kantiana memoria.
Della bellezza come categoria dell’ “oltre” ci accorgiamo quando presi dalla fascinazione di Monica Vitti si rimane con un senso di sospensione. Innanzitutto ci si accorge dopo un po’ che Monica Vitti oltre ad essere quel che è contiene in sé anche la bellezza.
Proprio questa categoria somma che tutti cercano e vogliono e che è sempre al centro della contemplazione estetica appare sullo sfondo pur essendo rappresentata in lei.
Questo perché la bellezza nel suo caso arriva come mediazione per portare all’altro da sé. E nell’entrare nell’ineffabile il linguaggio si scontra coi suoi limiti, quindi non abbiamo altro che seguire due sentieri possibili. Da una parte l’incomunicabilità, l’ansia di vivere, la depressione, la contraddizione dell’esserci tra le cose condannate alla finitezza … Dall’altra semplicemente Monica Vitti. Ed è l’unica cosa che sensatamente si può dire di lei.