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11 febbraio '22 - Storia
Il Papa e l' Altro dal Papa
La contrapposizione facile delle due figure deve invece far riflettere sulle difficoltà generali nella nostra fase storica


Troppo spesso si mette facilmente in contrapposizione Bergoglio con Ratzinger. Credo ci sia un errore in questo tipo di impostazioni. Le questioni della Chiesa non possono essere trattate come quando si parla di un partito politico e lo si analizza. La Chiesa ha una specialità in termini di alternante chiusura e apertura al mondo per la quale le sue dinamiche e i suoi recessi non sono del tutto chiari. Da non cristiano quale sono e da liberale vorrei invece occuparmi della fenomenologia del cristianesimo papalino attuale (quello di Bergoglio intervistato da Fabio Fazio non dell'altro che vive nel suo eremo). I contenuti espressi portano la Chiesa su posizioni che vanno oltre il main stream. Occupano il terreno di una sinistra post-comunista, movimentista e terzomondista. (Lo dico senza alcun giudizio, rilevandone solo una nuova impostazione fattuale). L'eccezione, certo, quando si parla di aborto. In questo caso l'abiura sarebbe troppo grande per non far crollare l'impalcatura ideologica. Perché a che ne dica Bergoglio, l'impalcatura ideologica c'è e resta anche con lui. Questo fenomeno da una parte detronizza un certo tipo di sinistra nel mondo, dall'altra gli dà una importante sponda che però toglie le armi della contestazione virulenta, laddove l'appoggio vaticano voglia rimanere una costante del nuovo volto di questa sinistra. In tal senso la chiave Pop di questo Pontefice implica una messa in opera di armamentario di cultura socialista, teso, da una parte a dare nuova legittimità a queste idee, dall'altra a tenerle nella dimensione dell'utopia e della testimonianza. Completamente diversa la versione di Ratzinger. IL suo pontificato avrebbe sprofondato - ma in senso strettamente filosofico - sul senso del dirsi cristiani oggi, affermando, semplicemente con la lettura attenta della propria letteratura, dei pilastri fondamentali per cui il cristianesimo possa dirsi tale. Si intendeva con questa misura anteporre una importante diga ad altre confessioni, anche minimali, che pullulano nella nostra società ed escono totalmente dalla nostra tradizione. Un modo per rafforzare le radici in una ripresa forte (ma in contempo debole, nel senso di attenta, di riflessione pura) del fondamento per cui noi siamo come siamo e nasciamo in questo solco. Un passaggio obbligato per pensare, finalmente, alla nostra cristianità, evitando la stantia fraseologia del "ripensare". Un percorso che anni fa sembrava prevalente nelle grandi opzioni della Chiesa, ma che subito dopo si è trovato in crisi per banale difficoltà di popolarità. Ma, risponderebbe Ratzinger, la scelta del dirsi cristiano non può che essere scomoda per chi la adotta. E la Chiesa abituata a certe agiatezze vuole abbracciare il confort di un pensiero maggiormente edibile.