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20 aprile '22 - Italia
La rivoluzione clandestina di chi giudica
Il libro di Sabino Cassese dà la cifra del problema centralissimo sul quale ogni sistema occidentale deve agire


Tra i problemi c’è un macigno nel nostro sistema. Si chiama Giustizia. Quella amministrata e gestita dall’organo costituzionale per eccellenza, celebrato in Costituzione nel cosiddetto Titolo IV (dall’articolo 102 all’articolo 113). Sotto il profilo del metodo non può che essere così perché contiene inevitabilmente tutte le questioni irrisolte del non-sistema-paese. Almeno quelle irrisolte.

Ma a ben guardare quello sui cui ci invigila Sabino Cassese fin dalle prime pagine è la costante di questo problema in tutte le democrazie organizzate. Citando Bern Ruthers osserva che “la maggior parte del diritto è ormai un diritto giudiziario”. Cassese arriva a parlare di “rivoluzione clandestina” del potere giuridico su quello legislativo. Di fatto, il diritto giudiziario è diventato fonte di diritto puro e semplice (pag. 13). Ma nel classificare come genere l’ordine del problema si rischia di banalizzarlo. E allora per riportare la questione a un problema strettamente italico, va detto che il governo dei giudici è più pervasivo (pag. 87).

Nel passaggio da un potere teorico e un potere pieno tutti gli stati dell’Occidente soffrono per lo strapotere della magistratura ordinaria, secondo quanto riporta la visione di uno che se ne intende. Tanto che “si parla spesso di giurisdizzazione della politica, ponendo così sullo stesso livello potere dei giudici e potere del corpo politico” (pag. 26). Ed è qui che sorge il primo problema perché tra giuridico e politico si dovrebbero rifiutare le messe in relazione essendo le due dimensioni non commensurabili. La sfera giuridica attiene ad una dimensione passiva dell’azione, diversamente da quella politica che, oltre ad un campo largo, è investita dall’obbligo del “fare”.

A complicare nel non-sistema-italia c’è chiaramente un problema di proporzioni tra i soggetti in campo.

“In Italia vi sono 11,5 magistrati ogni centomila abitanti. I pubblici ministeri, sempre in Italia, sempre ogni centomila, sono di 3,7. Dati non proprio dissimili dagli altri paesi europei. In Francia infatti ci sono 10,9 giudici e 3 pubblici ministeri ogni centomila. In Germania 24,5 giudici e 7,1 pubblici ministeri. (Chiaramente fatto salve le differenze tra i diversi modi di funzionamento dei sistemi giuridici).

Come è noto, la grande differenza è data dalla grande quantità di avvocati in attività nel nostro paese. In Italia ce ne sono 388,3 ogni centomila. La Francia ne ha 99,9 e la Germania 198,9. (Si tratta di un dato che spiega o giustifica l’alto numero di contenziosi presenti nel nostro paese?).

Ma nel cattivo funzionamento del non-sistema-italia va considerato anche il livello pessimo delle leggi, sotto il profilo della qualità nella scrittura e nella logica interna e formale. Eccessive figure di reato, materia ghiotta per gli azzeccagarbugli che continuano a crescere sollevando polvere nel già confuso volume di contenziosi.

Ma nell’osservazione delle disfunzioni deve sempre entrare il ruolo della testa di chi legifera. Un corpo politico tanto incerto quanto desideroso di favorire questo e quello. Anche la più piccola decisione viene presa per legge (pag.82). Il circolo produttivo di formazione costante nell’emissione di nuove leggi crea l’effetto di appesantimento e di labirinto per il quale trova giustificazione la difficoltà di amministrare la giustizia.

È un dato di fatto inoppugnabile, quindi, secondo Cassese, che nell’Occidente il potere giudiziario abbia acquisito maggiore spazio rispetto al legislativo ed esecutivo. Il fatto che in Italia abbia preso proporzioni maggiormente devastanti e disfunzionali per tutto il paese è dovuto alla maggiore esposizione dei giudici che hanno trovato il ruolo centrale dei riflettori mediatici. Name and shaming, sono state le clave del nuovo potere non compreso nella letteratura dei costituenti. Ed è questa la risposta appena accennata del costituzionalista.

 

 

(Sabino Cassese, Il Governo dei Giudici, editore LaTerza, marzo 2022, euro 12)