‘Sondaggismo’. Malattia della democrazia che si sviluppa
come conseguenza di uno stato di insicurezza generale, sia nelle prospettive da
indicare sia nelle alleanze da intraprendere. Ne sono affetti le segreterie dei
partiti politici, gli organi di informazione che per dare l’aggiornamento sulle
cose della cosa pubblica pare non siano in grado di dire altro che riferire
numeri, previsioni, proiezioni.
Succede così che si devia quello che è il flusso dell’indeterminato
– quale sempre è il corpo sociale – di cui consiste l’hegeliano “corso delle
cose”. Chi amministra i partiti vuole, deve, essere rassicurato. Tramontato il
cipiglio del leader che come un capitano di ventura solca i suoi mari. No! Chi
guida un partito vuole essere guidato. E le sirene sono i movimenti di opinione
in grado di direzionare in una riva o nell’altra. Più che affermare il proprio
grado di autorappresentarsi nel mondo c’è voglia sentirsi garantiti e protetti.
Ma chi garantisce sui sondaggi? Almeno forti imprecisioni si
sono rilevate anche negli exit poll. Figurarsi in una fase ancora di formazione
dell’orientamento generale. Così quando il dato elettorale effettivo sarà in
confutazione di quello sondaggistico in molti se ne saranno dimenticati e
comunque non servirà ricordarlo.
Si deve spiegare ai politici nostrani che in questo sport
non esistono garanzie. Chi cammina su questo asse deve accettare di farlo senza
rete e alla fine qualcuno si farà male.
L’arte della politica consiste nel navigare nell’indeterminato.
Accettare questa sfida consiste nella fascinazione e insieme il contrappasso di
questa antica arte.
Siamo invece attanagliati dai sondaggi che, dando oggi una
previsione netta - affossano una parte e
glorificano l’altra, lasciano alle secche chi vorrebbe essere alternativo –
hanno l’effetto di un richiamo al voto tra gli sconfitti però ancora indecisi
se votare. Ma in Italia c’è anche la tendenza di cui parlava Flajano di correre
generosamente in soccorso del più forte. “L’italiano è juventino”.
Succede quindi che i sondaggi diano la linea. Come si muoverà
la campagna elettorale da oggi, è la domanda. Si allarga la forbice tra
centrosinistra e centrodestra. (
Sondaggio Quorum/YouTrend – committente: SkyTg24 ).
Tengono Lega e Forza Italia. Fratelli d’Italia resta
saldamente il primo partito del centrodestra con Il 24,1%. Sotto il due per
cento i Moderati di Lupi, Toti, Brugnaro e Udc. Coalizione al 48,5 per cento.
In affanno l’inseguimento del centrosinistra. Si perdoni il
parallelo ciclistico. Arrivano al 30 per cento. Il Partito Democratico tocca il
22,7% (ancora sotto a Giorgia, però.
Importante per avere l’incarico dal presidente chi potrà vantare di essere il
primo partito degli italiani). Verdi e Sinistra Italiana arrancano. Stanno
al 3,2% e insieme a +Europa di Emma Bonino al 2,9% e Impegno Civico di Luigi Di
Maio allo 0,7 per cento, si rilevano un pessimo affare per Enrico Letta che a
questo punto avrebbe potuto veramente tentare la carta del tutto per tutto. Ma
i sondaggi non gli dicevano di fare questo, quindi lui non l’ha fatto.
“E Calenda? Dove me lo metti Calenda?” – è la domanda che
nessuno fa sul terzo polo (concetto che non esiste in Fisica come in
qualsiasi sistema di lettura dei fenomeni della natura e anche la politica lo è).
Quelli che si sono autodeterminati come terzi, in effetti potrebbero
trovarsi quarti. Come un fine campionato in cui si deve conquistare la zona
Uefa, secondo il citato sondaggio sono quelli dei Cinque Stelle a prendersi l’11,1
per cento conquistando il podio. Calenda&Renzi debbono accontentarsi al 5,3%.
Ma a suggello e considerazione consolatoria finale c’è il
fatto che abbiamo il 38,8% di indecisi e astenuti. Il senso della scommessa sta
tutta in loro. Se rimarranno tali o se decideranno di votare e per chi votare.