Piazza della Radio consiste in un quadrante decisivo per lo snodo del traffico che va dalla Portuense, Ostiense e viale Marconi. Adiacente a Trastevere e alla Circonvallazione Gianicolense, non è una piazza autentica. Piuttosto uno snodo obbligato in quella parte della Roma.
Ebbene, da tre mesi è stato aperto un cantiere per la
realizzazione di un parcheggio interrato. Parcheggio totalmente inutile agli
usi dei quartieri, proprio perché la piazza anomala consiste in un crocevia obbligato
per veicoli in dinamismo per diverse parti della città. Non c’è un centro
commerciale propriamente detto. Non c’è un ministero, una sede di pubblico
interesse.
Eppure in una precedente amministrazione fu scelto di
collocare qui un problema che da tempo i diversi governi della città si
rimpallavano. Un parcheggio interrato deliberato. Quindi assicurato alla ditta
che aveva ottenuto l’incarico ma non più realizzato perché in ogni dove era
proposto i cittadini erano giustamente insorti. L’ultima esperienza fu sette
anni fa in piazza Enrico Fermi, vicino a piazza della Radio.
La polpetta bollente però deve essere consumata. Ed appena
dopo il suo insediamento l’amministrazione del sindaco Roberto Gualtieri ha
deciso di far partire i lavori. Nessuna discussione. Nessuna presentazione tra
i cittadini. Neanche l’imbonimento: spiegare che avranno dei disservizi davanti
alla prospettiva di risolvere tanti problemi. Niente di tutto questo.
A giugno si inizia senza discutere. Primo problema. Un
disservizio di quelli marchiani. Al primo colpo di vanga viene lesionata la
conduttura del gas. L’unica presente nella piazza che tutti sanno attraversare
obliquamente il sottosuolo del plateatico. Fuga di gas. Panico. Arrivano i
vigili del fuoco. Chiedono accertamenti, tutto si ferma. Siamo a giugno.
In tre mesi, oltre il danno, la beffa di avere i lavori in
corso senza lavori. Il cantiere che non mette in conto alcun lavoro fatto
durante il giorno. Una voragine a cielo aperto come fosse successo un
cataclisma. Solo che la sciagura è quella comminata dagli amministratori.
In piazza ci si è dato da fare con la realizzazione di un
comitato di quartiere. Ma la soluzione è apparsa tardiva. Una petizione di
firme in estate con il vano tentativo di fermare i lavori. Ma nulla di nulla.
La richiesta ora è che tutto si fermi. Che venga
ripristinato lo stato ‘ante quem’. Quelli che se ne intendono dicono che è
impossibile. Almeno qualcuno che venga a spiegare cosa intendano fare. Le
condizioni di mancato riconoscimento del diritto di cittadinanza fanno
scivolare gli abitanti della piazza a servi della gleba. Almeno vorrebbero
sapere, servi di chi? Qualcuno venga a dire qualcosa.