IL fatto è noto a tutti. Mentre la conduttrice presenta gli altri protagonisti della sua trasmissione, Oggi è un altro giorno, si vede appena la mano di Memo Remigi scivolare dalla spalla della cantante Jessica Morlacchi per scendere giù. I rumors fuori scena fanno sapere che Memo Remigi ha palpeggiato le terga della donna e per tutta risposta si provvede alla rimozione della mano moscia. Lo annuncia Serena Bortone in apertura della trasmissione giovedì 27 ottobre. Il misfatto bianco si è consumato invece venerdì 21 ottobre. Ridda di indignazione sui social, anche quelli camuffati in versione di notiziari smistati dai grandi portali di informazione.
La stigmatizzazione è chiara ed evidente. Nessuno si può
permettere di prendere confidenze con chi non accorda questo tipo di approccio.
E questo toglie ogni alibi.
L’indignazione che muove la cacciata di Memo Remigi fa
impressione nella comunicazione televisiva dove l’estetica del piccolo
oltraggio costituisce una costante. È quel qualcosa che aggiunge un ché di
gustoso e piccante a una trasmissione e a scambi di vedute altrimenti
asfittiche e prevedibili. La trasgressione è diventata un modello di vita
quando si seguono le trame dei film, quando personaggi si raccontano, quando
menti esuberanti apostrofano in modo assai poco commendevole in contraddittori
sempre pieni di tensione. Sempre la trasgressione si pone come antidoto alla
banalità. E in contempo consiste nel qualcosa di aggiunto in grado di far
accettare l’ordinario, una punta in alto o in basso che riesce a tenere
sostanzialmente nei ranghi. Si è conformisti in tutto, tranne qualche deroga.
È la regola non scritta degli andamenti altrimenti
stucchevoli di trasmissioni televisive e vuole somigliare anche al corso delle
cose effettivamente presenti dei telespettatori. In questo contesto la televisione
si presenta come educatore collettivo.
Gli stessi palinsesti televisivi chiedono a Memo Remigi di
spogliarsi totalmente nudo in uno spettacolino tipo il film Full Monty. Le stesse idee di autori che
rappresentano l’andamento moderatamente andante dell’ordinaria vita chiede a
Memo Remigi di andare in giro nei quartieri popolari di Roma a fare domande
provocatorie per essere mandato a quel paese. Lo stesso ex cantante
ottantaquattrenne si deve prestare a fare da spalla in gag ridicole e
umilianti.
Quando Memo Remigi si prende la libertà di toccare
impunemente il corpo di una donna, solo allora, la sua figura cade a
precipizio. Prima invece andava bene. Quando annichiliva la sua dignità di
persona per darsi allo spettacolo andava bene. Quando in questo mondo Memo
Remigi vuole prendersi un’estemporanea rivalsa non va più bene. Certo! A pagare
è il corpo della donna che non c’entra niente nelle strumentalizzazioni dell’autore
di Innamorati a Milano. Ma alla stessa per recuperare giustamente il rispetto per
sé e per il suo corpo le è sufficiente scostarsi, dire altrettante parole
taglienti, mettere a posto l’esuberante vecchio. Tra i due non sussistono
rapporti gerarchici. L’uomo non strumentalizza la donna avvalendosi di una
statura sociale e morale più alta. Logico stigmatizzare ed emarginare l’atteggiamento
dell’uomo. Eccessivo, assurdamente punitivo, caricare di valenze morali il suo
stupido gesto e crearci tanta letteratura televisiva.