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04 novembre '22 - Semiotica
Il PD non è il PCI
Molta confusione nel dibattito sui Social tra le generazioni che hanno visto e ammirato la grande capacità del partito che fu di Togliatti


“IL PD deve allearsi col Movimento Cinque Stelle. Conte è un punto di riferimento per i progressisti”. Lo ha detto Massimo D’Alema sul tiggì di Sky e sui Socialche sono il luogo sociale e visibile in cui i simpatizzanti e detrattori di ogni cosa discutono con brevi epigrammi. Pur non ricoprendo alcun ruolo dirigenziale nel PD, pur non essendo più del PD, quel che dice il lider maximo smuove sempre un dibattito in quello che per molti è il partito erede del PCI

E di sicuro D’Alema fu del PCI, occupandone ruoli massimamente dirigenziali. Ancora ragiona come fosse uno dei massimi dirigenti di questo partito, solo che qualcuno dovrebbe dargli una sveglia per dirgli che quel partito non esiste più neanche nelle vestigia che in diversi vorrebbero accreditare al PD

E infatti D’Alema non fa parte nemmeno del PD. Perché lui è rimasto del PCI; dentro. La logica del PCI da grande partito di opposizione, fino al ’73 - in cui si propose in collaborazione governativa nel grande teorema del compromesso storico - fino al ritorno all’opposizione - dopo l’epilogo del caso Moro - e l’opposizione degli anni Ottanta, l’orizzonte del partito comunista italiano è sempre stato quello di riferimento dei lavoratori. 

Sia che la prospettiva fosse quella di acquisire spazi di governo territoriali in un numero sempre maggiore di città, sia che fosse quello di una grande alleanza con l’altro grande partito del popolo (la Democrazia Cristiana), sia nel ritorno all’opposizione degli anni Ottanta in cui si ritraeva dalle leve governative, il Partito Comunista vedeva nella distribuzione delle proprie sedi in tutti i piccoli centri del paese il grande elemento di differenza dagli altri partiti. Il radicamento era la ragione della sua forza. E la sua forza era in ragione del radicamento.

Il sestante invece restava la capacità di formulare una proposta riformatrice che guardava alle cose nazionali, riuscendo a parlare col mondo. Sullo sfondo c’era l’Internazionale comunista … Tutte cose consegnate alla Storia. Poi il giocattolo si è rotto con la caduta del Muro di Berlino. Crolla quell'illusione di un mondo diverso che, pur nelle infinite critiche, aveva caratterizzato le illusioni di quegli anni. Illusione a cui coloro che vivevano in quel mondo erano legati come le cozze allo scoglio.  

Ora il partito che parla di più ai senza lavoro e al popolo sono quelli del Movimento Cinque Stelle, come ha fatto notare Massimo D’Alema

Il Partito Democratico trova sempre maggiore difficoltà nel gestire la partita coi diversi soggetti della sinistra, più o meno avanzata come valore progressista. Due pezzi se ne sono andati. Sono Carlo Calenda e Matteo Renzi. Due capi clan, come altri capi clan sono quelli che sono rimasti: Dario Franceschini (AreaDem), Andrea Orlando (Dems), Lorenzo Guerini (Base Riformista), Matteo Orfini (Giovani Turchi), ma anche un gruppo trasversale composto di amministratori pubblici, sindaci e presidenti degli enti regione, massimamente rappresentati da Stefano Bonaccini. Quest’ultimo gruppo trasversale si è formato per ridimensionare l’ex segretario Nicola Zingaretti … 

Non c’è nesso col PCI dove a comandare era il segretario che si riuniva in consesso con altre due grandi ispirazioni, quella riformista rappresentata da Giorgio Napolitano e quella mondialista da Pietro Ingrao

Il PD, quindi, non può dare le carte, non solo perché non ha il peso specifico elettorale, ma anche la facoltà pervasiva di rappresentare un monolite per ogni stanza di innovazione. Poteva inventarsi il movimento per la pace ad inizio anni Ottanta come alternativa pragmatica e movimentista alla capacità di mobilitare il popolo. Oggi il PD partecipa alla manifestazione della pace organizzata per il 5 novembre ma senza bandiere, il convitato di pietra resta il Movimento Cinque Stelle.

In somma, senza il soggetto che dà le carte manca la capacità di guidare il progetto riformista. E il PD per queste velleità è vessato, da una parte dai Cinque Stelle e dall’altra da Azione. Assai diversamente dai tempi in cui a parlare era sempre e solo uno, con la linea che usciva da Botteghe Oscure. Però in comune alle due diverse storie c'è il convincimento di avere a che fare con quel soggetto politico in grado di imprimere una svolta. Difficile ridurre il campo a una visione più laica. Come diceva Mark Twain: "E' molto più facile ingannare la gente che convincerla del fatto che è stata ingannata".