E si contano i giorni. Non per la fine delle ostilità. Bensì per ricordarsi da quanto durano. E lo si dice con enfasi. Tanto per non apparire arrendevoli: "siamo arrivati al trecentesimo giorno di un attacco brutale e ingiustificato che la Russia ha lanciato contro l'Ucraina". Parole di Joe Biden in conferenza stampa. Grazie tanto! Non avevamo alcun dubbio.
Dire: “non ci arrenderemo mai” è giusto, oltre che bello,
anche se col guasto gusto della retorica che facendo i conti con la Storia ha
sempre pagato pegno. Ma è un’asserzione comprensibilissima. Andare a dirlo in
casa statunitense, al congresso, davanti a Biden, prendendo facili applausi,
appare come una provocazione e anche una legittimazione dell’aggressione russa
in Ucraina. Come dire: ‘ ve l’avevamo detto! L’Ucraina è oramai uno stato
satellite dell’America che si è impiantata strategicamente sotto casa nostra.
Ed è per questo che i ruoli si rovesciano. È la Russia stavolta a dire: non
capitoleremo mai! E la nostra guerra è giusta perché serve ad affrancarci dal
controllo dell’imperialismo statunitense ’.
A questo punto però, veramente, non si capisce il motivo del
viaggio di Zelensky. Ma come? Ad inizio conflitto rispondeva orgoglioso che lui
non aveva bisogno di un taxi ma di strumenti militari per rispondere a questa
aggressione. Questi strumenti continuano ad arrivargli. Perché andare a
chiederli direttamente in casa del nemico giurato della Russia? Un modo per
irridere l’invasore ma che dà le ragioni che prima la Russia non aveva.
Allontana la possibilità di una presa di coscienza da parte del popolo russo.
"Il prossimo anno sarà critico", dice Zelensky al
Congresso. Ed è qui che si scorge come la richiesta di aiuto si fa più
consistente fino a diventare un monito perché ci sia un intervento ancora più
diretto. Facile la replica dal parte di che evoca una “guerra per procura”.
Sono gli inizi di una guerra mondiale. E non possiamo farci nulla se non
ritirarci di gran carriera.
Zelensky non si perita di guardare alle conseguenze di
quello che dice. Parla impunemente di Seconda guerra mondiale. Cita l'offensiva
delle Ardenne e Franklyn Delano Roosevelt, ringrazia gli americani. "La
vittoria dell'Ucraina – ha detto - sarà anche la vittoria dell'America".
Nei discorsi non c’è riferimento alla pace, al
ristabilimento di una condizione ante quem. Dice di volere "la vittoria,
solo la vittoria". Sembra di essere in un film con John Wayne, solo che è
l’attore a dirigere le manovre di guerra effettive, non di interpretarle per un
film. E poi augura a tutti "buon Natale e un buon anno nuovo
vittorioso". Con minimo di senso storico il Natale l’ha rovinato a tutti.
Ma adesso guardiamo gli States e i rapporti di forza. I democratici
sostengono Kiev e appaiono compatti. Le obiezioni affiorano tra le fila
repubblicane. Zelensky in sostanza vuole più aiuti per combattere la Russia.
Vuole i suoi alleati in prima linea. Non si perita dell’escalation della Guerra
Mondiale da presunta a reale. Lo stesso chiede agli altri alleati. Dopo Wasghinton
potrebbe atterrare in terra d’Inghilterra e magari anche in Francia e Germania.
Avremmo fatto il trittico.
Le scimmie che seguono il circo mediatico che mostra i
muscoli non potevano allora evitare di entrare in scena. “L'Occidente non
lascerà sola l'Ucraina. L'obiettivo è la pace, ma non si pensi di logorare
l'Occidente, perché non si farà logorare e sosterrà l'Ucraina fino a che non
arriverà la pace". L’ha riferito Antonio Tajani a Sky Tg24. Il ministro
degli Esteri ha ribadito: "L'Europa è parte dell'Occidente e sta facendo
tutto ciò che deve anche preparando la ricostruzione". Beato chi ci crede. Tutto si prepara invece per l'estensione della guerra. E quando ce ne renderemo veramente conto sarà troppo tardi per dire che ci eravamo sbagliati.