Nei genomi di oltre mille centenari sono stati identificate 150 mutazioni genetiche. Dopo dieci anni di ricerca si è arrivati a una conclusione chiara e certa: le persone che campano a lungo hanno varianti genetiche tali da influenzare la loro speranza di vita.
I ricercatori hanno attentamente analizzato il patrimonio genetico di 1055 individui tra i 90 e 115 anni. L'analisi ha rivelato 150 varianti genetiche, dette polimorfismi a singolo nucleotide (SNPs), che i ricercatori hanno incluso in un modello genetico per predire la speranza di vita. Secondo gli autori il metodo è molto valido e permette un'accuratezza del 77 per cento.
Ma l'attenzione dei ricercatori guarda all'assenza di malattie come mistero da svelare ed anche queste sono scritte nel codice genetico.
Confrontando quante varianti associate a particolari patologie erano presenti nei genomi dei centenari con quante presenti in un gruppo di controllo, i ricercatori hanno identificato 19 firme genetiche, ognuna correlata alla comparsa e alla prevalenza di malattie legate all'invecchiamento come le demenze.
I risultati della visione proposta non danno ancora oggettive risposte inappellabili. Una grande importanza per la longevità, si ammette, consiste nei fattori ambientali: stile di vita, alimentazione ambiente in cui si vive.
Ma il tema è controverso. (Fonte: http://bit.ly/djFVvV)
Ci sono molti detrattori a questa tesi. E non solo per motivi ideologici o fideistici (empirio-criticismo e militanza cristiana). Alcuni genetisti rilevano che i gruppi di individui studiati sono molto limitati. In genere vengono analizzate migliaia di persone. E poi sono state utilizzate tecnologie differenti nel confrontare i centenari con altri campioni.
Fonte The Science
http://www.sciencemag.org/cgi/content/abstract/science.1190532