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16 gennaio '23 - Semiotica
Un arresto eccellente
Ma la notizia consiste nei trent'anni passati nella terra d'origine


Applaudono quando l’arrestano ma lo coprono quando cammina tra la gente. E sostanzialmente lo coprono. L’arresto di Matteo Messina Denaro ha ben poco di enfatico. Non ci sono ragioni di clamore, di visite del presidente del Consiglio in Sicilia a Trapani: per fare cosa? Per visionare che? I complimenti si possono fare anche per telefono o con una teleripresa in uno dei tanti tiggì … No. La debolezza della politica deve uscire bene allo scoperto cercando di trarre l’ovvio profitto di immagine dall’operazione.

Ora tutti sanno che Matteo Messina Denaro da un anno si curava un cancro all’intestino per il quale si recava con falso nome alla clinica dove effettuava la chemioterapia. Il gioco – come ha evidenziato l’ex procuratore generale Castelli- conferma il collegamento tra il mondo della Sanità, delle baronie locali in campo medico, coi più grandi boss della mafia. I mafiosi debbono provvedere a crearsi un campo franco perché a loro può capitare di farsi curare ferite oppure di dover affrontare periodi di malattia, quindi vedere scoperte le vere loro identità. D’altra parte sotto il profilo deontologico il medico è tenuto ad assistere il suo malato, se gli riesce, a salvargli la vita. Non è costretto a denunciarlo. Qui scatta però il binomio di cittadino invece tenuto a segnalare la presenza di un qualsiasi fatto di interesse della pubblica sicurezza. Ma questa contraddizione non si potrà mai sanare. Il medico risponderà che per dare ossequio al primo grande imperativo etico deve per forza soprassedere sul secondo.

Ma la considerazione più ovvia che arriva dalle rare notizie che trapelano sulla vicenda guardano all’improbabilità di un vero pericolo pubblico in grado di passare inosservato nella sua città e nella continuità della sua presenza in una struttura frequentata da persone. Impossibile che in questo anno di terapie e di pratica cittadina nessuno si sia accorto di lui. Se ne accorgono, invece, quando lo vedono in manette e apprezzano che il mostro sia finalmente assicurato alla giustizia.

Non è un giorno storico – come è stato detto. Non è stato fatto alcun passo avanti nella lotta contro la mafia.

È un giorno invece in cui si debbono imporre alcune riflessioni relativamente allo stato di cose in Sicilia e al livello ancora profondissimo di copertura da parte della società reale nei confronti della malavita organizzata.

Obbiezione: ‘ in questa impostazione però ci si riferisce alla comunità di persone come fosse una res individuae mentre nell’effettività consiste in una sommatoria di individui ‘. E l’operazione riduzionistica in effetti è questa. Ma del resto non potrebbe essere diversamente. Qui si dà il criminale, da una parte. Dall’altra c’è il mondo. Non ci sono eroi, e per fortuna! Non c’è un’attività di cittadinanza attiva. Non c’è una battaglia etico-politica svolta dal soggetto sociale che si organizza. Certamente c’è l’azione dei carabinieri che però si perde nella ricerca di trovare un riferimento identificativo che possa sostenere l’idea di contrasto alla mafia. Chi la combatte questa battaglia? Chi c’è dall’altra parte? Non davvero i politici che si presentano per fare passerella.

Il mafioso probabilmente si è costituito: l’arresto potrebbe essere una sceneggiata. In questo caso si sarebbe consegnato spontaneamente stimando improbabile il suo soggiorno in galera essendo bisognoso di cure mediche che non possono praticarsi semplicemente con visite programmate nelle strutture sanitarie.

Oppure il mafioso è stato denunciato. Sommessamente chi lo ha riconosciuto oppure nella stessa struttura sanitaria che non poteva tenere tanto a lungo questa riservatezza che sarebbe stata scambiata per complicità, ha rilevato la vera identità di questo inquietante assistito.

In entrambe i casi l’uomo se ne stava bellamente in Sicilia curando probabilmente i suoi interessi, oltre che i suoi malanni. Inopportuna, sbagliata e dannosa la celebrazione che si dà del criminale evidenziando le sue efferatezze e i suoi eccessi. Rischiano di far scattare il tentativo di emulazione presso giovani irrequieti, fanno di un volgare criminale un mito. Ed è questo un lusso ideologico che non possiamo permetterci, visto che abbiamo nuovamente preso atto che questi soggetti irriducibilmente devianti vivono tra noi.