Precedentemente a questa microfusione a freddo chiunque si era detto favorevole all'unione di due correnti di pensiero liberal democratiche. Renzi e Calenda non potevano continuare a rappresentare due partiti separati solo per motivi caratteriali. L’esprit da leader di ciascuno dei due non era una motivazione sufficiente per tenere in piedi due progetti, diversi ma uguali.
Le ragioni d'essere: il pragmatismo di operare scelte in direzione oculatamente atlantiste, europeiste, che ripropongono un protagonismo dell’economia reale insieme alle compatibilità dettate da obblighi di tenuta della spesa pubblica, contenimento delle spese esorbitanti di Stato e promozione della libera iniziativa … I presupposti per esistere: assai più concretamente, l’occasione ghiotta di fare il pieno di insoddisfatti in ogni dove. Innanzitutto da Forza Italia con un leader oramai novantenne, ma anche dal PD senza bussola, così come da riferimenti centristi vari. Tutto questo sarebbe dovuto essere il nuovo centrismo.
Facile a dirsi. Tutta un’altra cosa a farsi. Ma, visto che si
avverte la necessità di un soggetto come questo, non si poteva non fare. La
differenza però in questi casi la fanno gli attori veri e propri, in carne
ossa, che il teatro della Storia si trova ad avere. Questi possono essere nuovi
protagonisti o comparse. Dipende da loro.
Calenda e Renzi sono due personaggi del secondo tipo. Ha un
bel daffare Calenda a riunire i suoi da remoto. Difficile capire dove andrà a
parare l’iniziativa di Matteo Renzi che si incorona direttore de IL Riformista,
senza lettori, background, e sue capacità di investire questa professione che è
diversa dalla politica.
Da parte di Azione
si dà una versione all’Ansa: "L'unico problema dirimente oggi per la
costruzione del partito unico dei liberal-democratici è che Renzi non vuole
prendere l'impegno a sciogliere Italia Viva e a finanziare il nuovo soggetto e
le campagne elettorali" … “Dopo mesi di tatticismi da parte di Renzi –
continua la fonte di Azione - sul partito unico e le sue assenze dalle attività
del Terzo Polo per occuparsi di affari privati, a cui da ultimo si è aggiunto
Il Riformista, la pazienza del gruppo dirigente di Azione si è esaurita”. E
sempre a mezzo Ansa conclude la fonte: “In settimana si capirà se questo nodo
si potrà sciogliere. Se così non sarà il partito unico non potrà nascere".
Rispondono per Italia
Viva, sempre attraverso l’Ansa, Alessia Capello e Ciro Buonaiuto: "Non
c'è nessun tatticismo di Italia Viva. Abbiamo deciso di fare un congresso
democratico in cui ci si confronti a viso aperto e non con le veline
anonime". E poi la sortita sibillina: “Noi siamo pronti al congresso che
Calenda ha chiesto di fare. E ci mettiamo nome e cognome. C'è qualcuno che
cambia idea una volta al giorno, ma quel qualcuno non siamo noi".
Il problema del personale politico dei nostri tempi è che
ciascuno vuole fare la traversata a nuoto senza prima misurarsi con l’acqua.
Non esiste avventura natatoria senza aver affrontato gli inconvenienti dei
marosi e lo spossamento, che determinano le correnti, al percorso non segnato solo dalle braccia e dai piedi tesi in prova di moto in acqua.
Fuori di metafora, in troppi hanno visto il film proiettato
da Beppe Grillo e ancor prima, da Silvio Berlusconi, per cui, preso un grande
flusso di corrente, l’abilità consiste nello stare sopra e dare un indirizzo
per poi fare la grande navigata. Si è perso l’insegnamento di tanti padri della
nostra scena di Prima Repubblica che sono stati determinanti, hanno inciso,
profondamente pur rappresentando sempre partiti di minoranza. Sono diversissimi
tra loro.
Nessuno di questi ha preteso di essere un polo. Se è vero che nel funzionamento odierno delle alleanze non esisti se non sei fortemente direzionale - da una parte o dall’altra – è vero anche che in ciascuna parte puoi stare facendo valere le tue valenze ed esprimendo a chiare lettere quel che sei, ogni giorno.
Ed è per questa, probabilmente, l’idea di avere un
quotidiano e parlare ogni giorno ai propri lettori sperando di aggiungere una “e-”.