La tecnologia rischia di smantellare la cultura e toglierla
dal piedistallo in cui nei secoli era stata collocata.
L’affermazione dell’intelligenza artificiale sembra volerci
dimostrare che non esiste genio. C’è solo la libera facoltà di associare e
selezionare intuizioni o immagini piuttosto che ispirazioni dello stesso
versante espressivo. IL dubbio è forte. Il sospetto c’è sempre stato. Fiumi di
pagine e discussioni nel Novecento sul senso dell’arte e sull’artisticità di
questo o quello, specialmente.
E la fine dell’autentico atto di ispirazione artistica si
pone come il nuovo sospetto di questa fase storica. Testimonianze sono in vari
esempi. La foto premiata e poi autodenunciata come prodotta da Intelligenza
Artificiale. Un duetto canoro tra Drake e
The Weeknd: brano che
fa largo uso dell'intelligenza artificiale.
IL problema dell'intelligenza artificiale, attualmente fuori
legge perché non ha un autore in carne e ossa, incunea l’altro sospetto sulla
progressiva inautenticità di qualsiasi atto espressivo. Il dilemma si estende a
tutto e a tutti, vale anche per gli articoli di giornale, compreso questo. E
non ci sono regole che potrebbero essere imposte per il riconoscimento di autenticità
artistica di un qualsiasi atto perché potrebbe essere facilmente assimilato
dall’Intelligenza Artificiale. Siamo circondati!
È come un Alien
entrato in punta di piedi nella nostra ordinaria vita e oramai divenuto inquietante
protagonista di ogni decisione.
La creatività umana (giova
sottolinearlo) manca così di tutele. Universal
Music Group ha dichiarato: "Dobbiamo decidere da che parte della
storia siamo: quella dei fan e dei creativi o quella dei falsari che negano ai
musicisti il giusto compenso”.
Ma il problema dell’invasione dell’intelligenza artificiale è
emerso già sette anni fa quando una novella senza autore ma prodotta
artificialmente stava per vincere un premio letterario in Giappone.
Il problema coinvolge tutto e tutti. Dal dibattito sugli Nft, all’arte visiva realizzata
attraverso algoritmi ma venduta alle aste di quadri come autentica (e in effetti come si fa a dire in qualche
modo che non lo sia? Solo perché dietro non c’è la fatica di una persona in
carne e ossa?) per arrivare al caso di Damine Hirst che ha dato la possibilità
a galleristi e collezionisti di realizzare direttamente i loro quadri
attraverso il sistema di intelligenza artificiale.
La discussione in tutto il mondo è sulla tutela degli artisti
e dei loro diritti economici di autori. A ben guardare però deve essere rimossa
per guardare all’impersonale computer che, su comando, fornisce materiale creativo
autonomo. Il mondo potrà apprezzarlo anche se non è realizzato da un autore
vero e proprio.
L’economia che ha un peso potrà liberarsi di questo
fastidioso concorrente nella captazione delle spese: l’arte e l’acquisizione
delle sue produzioni. Un sistema intelligente ma artificiale ed elettronico può
realizzare con grandi spese di ammortamento. Ma anche di tutti i sistemi
decisionali complessi, come governare, giudicare, decidere. La profezia dell’Invasione degli Ultracorpi come di Al
computer di Odissea nello Spazio diventa
realtà consolidata.
Si dirà: manca una metafisica dell’Intelligenza Artificiale. Subito pronta. Si tratta dell’estensione
della “cultura del sospetto” di Paul
Ricoeur. Ma mentre lì si ritenevano Marx, Nietzsche e Freud gli autori che
avevano scoperto come le determinazioni umane non fossero dettate dall’uomo ma
da una diversa forza, in questa nuova - che potremmo chiamare del sospetto svelato - le decisioni e le
loro dinamiche sono interamente delegate all’Altro da noi. Chi è questo altro? (L’Intelligenza Artificiale ha
ottenebrato i nostri riflessi mentali). È chiaro che è Lei.