Il dialogo
dovrebbe essere il minimo sindacale per due paesi che fanno parte dell’alleanza
atlantica e sono protagonisti di un processo di unione che non si capisce se
prelude a una unificazione. E invece il dialogo è un punto di arrivo. E per
sancirlo i due massimi rappresentanti di questo stato si sono anche visti.
Certo! Mica si possono parlare gli ambasciatori. Né far girare il presidente
della repubblica a ricucire strappi che una classe dirigente poco consapevole
di sé di tanto in tanto continua a produrre.
Qualcuno
ricorda il cosiddetto Accordo del Quirinale. Nessuno però può giurare di aver
capito effettivamente in cosa consistesse questo accordo, a parte cose di rito
come il poter partecipare di diritto a una riunione del Consiglio dei Ministri
da parte di uno dei ministri non facenti parte di quella assise ma presente
nell’altro.
Il 21 giugno
2023 sarà ricordato come la data della nuova sceneggiata tra noi e francesi che
continueremo a guardarci con simpatia al cinema o quando ascolteremo reciproche
canzoni d’autore. Ma assai meno quando sale il livello del confronto. E sale
quando la posta in gioco è quella economica.
E allora di
mezzo c’è il destino di Stellantis e tanti altri bei carrozzoni passati d’Oltralpe
che rischiano di diventare un boomerang per entrambi se non c’è collaborazione.
Ma anche per
cose pacifiche come Expo 2030 a Roma i francesi remano contro. Fonti
dell'Eliseo hanno confermato l'impegno assunto lo scorso anno da Parigi per
sostenere la candidatura di Riad. Certo. I soldi stanno lì, non in Italia.
Quindi non
si capisce da dove possa arrivare questo disgelo nella giornata che principia
all’estate. Meloni in quelle imbarazzanti litanie da conferenza stampa continua
a ripetere il dogma: "Occorre dialogare, molti sono i nostri interessi
comuni". E quando le si chiede cosa è Macron per lei (come si fosse dallo
psicoanalista) un amico, un alleato, un concorrente … Lei risponde netta: “un
socio”.
Bene. Ma in
cosa? Qual è la società? Ce n’è una più grande che dovrebbe essere
rappresentata dall’Unione. Francia-Italia dovrebbero essere una società nella
società? E quale potrebbe essere il fine sociale?
Niente.
Sempre lo stesso. IL dialogo. In quale mondo ci stanno portando questi due?
Da una parte
il baluardo del liberalismo moderato partendo da centrosinistra, dall’altro un
neocentrismo che parte da destra per riconnettersi nei dogmi atlantici ma poi
scatenare il destrismo tutto in questioni di facciata: immigrati, rifiuto delle
adozioni tra coppie omosessuali… E compagnia cantando.
Si era detto
venticinque anni fa che non poteva esserci unione senza un asse valoriale certo.
Ce lo insegna la Storia. Si era risposto che le necessità delle pressioni
arrivate dall’economia globale spingevano a fare l’Unione, i sentimenti
sarebbero arrivati dopo. Non sembra sia ancora successo.